Se due indizi sono una coincidenza, ne servono tre per fare una prova. Per poter dire che Schick sia finalmente sbocciato, allora, la Roma lo aspetta al varco di Udine, che ha anche un valore simbolico, a metà strada esatta tra la capitale e la Praga del centravanti. Ma forse, sono soprattutto prove di indipendenza da Dzeko, l’attaccante insostituibile costretto per la seconda volta consecutiva in panchina. Con Di Francesco non era successo mai che ne saltasse due di fila: segno di qualcosa che si muove.
L’allenatore chiederà al suo erede designato di trasformare in qualcosa di più concreto la coincidenza piuttosto rara, da quando è giallorosso, dei due gol segnati nelle ultime due partite ufficiali giocate ( una con la Roma, l’altra con la Repubblica Ceca). «Il pallonetto in nazionale? Gli ho detto che per lui è un gol normalissimo, lo può fare chiunque» la provocazione dell’allenatore che evidentemente punta sulla sua voglia di reagire: « Sta crescendo, ha già dato delle dimostrazioni » . E quale occasione migliore di un avversario che alla Roma porta decisamente fortuna: con l’Udinese, a proposito di conferme, ha vinto tutti gli ultimi 10 incontri giocati, compresi gli ultimi 5 al Friuli. Il paradosso è che a Schick, dopo essersi fatto attendere al gol per quasi 3 mesi, ne basterebbe un altro per raggiungere Dzeko, tristemente fermo a 2.
Sono amici Patrik ed Edin, ma condannati a giocarsi la stessa maglia: «Sì, il ruolo da esterno non mi piace molto » , ha confessato il ceco. Quanto possa durare la coabitazione dipenderà ovviamente dal mercato, che a Roma stravolge ogni sei mesi la formazione titolare. Dzeko poteva partire già nel gennaio scorso: lo fermò la moglie Amra e l’offerta al ribasso del Chelsea. Stavolta potrebbe provarci davvero il Real che un “ nove” competitivo in Champions lo vorrebbe, senza spendere molto. E Monchi per età – 32 anni – e durata del contratto (un anno) non avrà occasioni di monetizzarne l’uscita. La Roma non può chiudere all’idea e inizia a guardare avanti. Anzi, ha già iniziato.