Inizi a sentirti a tuo agio a Roma?
“Penso di sì. Sapevo che mi sarebbe servito del tempo una volta arrivato a Roma, tempo per conoscere il nuovo campionato, la nuova squadra e i nuovi compagni. Serve tempo per ambientarsi. Ho lavorato duramente sin dal primo giorno, così da potermi adattare prima possibile a tutto, ai compagni, capire come avrei dovuto giocare. Penso di esserci riuscito in fretta e bene”.
Come ti sei sentito quando la Roma ti ha comprato? “Mi hanno detto dell’interesse della Roma per la prima volta durante la Coppa del Mondo in Russia. Non sapevo se fossero solo rumors. Ho fatto una breve telefonata al mio agente e lui me lo ha confermato. Noi però eravamo nel pieno del Mondiale e avevamo diversi match importanti davanti, mi piaceva essere lì, giocare la Coppa del Mondo. Un sogno che avevo da bambino. Quindi, ero contento dell’interesse, ma sono rimasto concentrato sulla competizione”.
Cosa hai fatto quando hai saputo che avresti firmato con la Roma? “E’ stata una grande emozione. Arrivare a Roma, in un club fantastico con una storia così importante. E’ stato elettrizzante prendere il volo sapendo che avrei firmato per la Roma. E’ stato molto motivante, stavo andando ma non mi bastava, volevo entrare bene in squadra, fare belle prestazioni e aiutare il gruppo a vincere. Ero felice, ma lo sarò sempre di più continuando a giocare, come ad esempio dopo la vittoria con il CSKA Mosca”.
Cosa vuol dire giocare in una città come Roma, dove il calcio significa così tanto? “E’ magnifico, non importa se stia facendo la spesa dove vivo o se stia camminando con i bambini, incontro sempre qualche tifoso della Roma. E’ bellissimo, significa tanto per i tifosi, lo vedi quanto è importante. Non mi disturba nulla, sono sempre felice quando incontro qualcuno che mi augura buona fortuna. E’ una gran cosa”.
C’è sempre molta pressione, sapevi che i giornali fossero così quando sei arrivato? “Ero a disagio all’inizio. Sapevo che i giornali avrebbero avuto dei dubbi su di me, magari non sapevano chi fossi. Avevano visto appena due partite in Svezia-Italia. Arrivare e sostituire Alisson, un grande portiere che ha fatto una stagione da record, mi ha messo una grande pressione addosso. Ma allo stesso tempo non mi importava chi ci fosse stato prima di me, c’è sempre pressione se arrivi a Roma. Io ho sempre pensato a fare il mio. Non mi importa cosa scrive e pensa la gente, la cosa più importante è ciò che faccio al campo d’allenamento, per provare ai miei compagni, all’allenatore e alla dirigenza che sono bravo abbastanza”.
Hai giocato il tuo primo derby. Cosa hai provato? “Mi sono divertito, lo dico onestamente. Non vedevo l’ora di giocarlo. Sapevo che gran partita fosse e quanto significasse per l’intera città e per la Roma stessa vincere. Ovviamente c’era pressione ed era importante vincere. Mi è piaciuto molto scendere in campo, c’era tanta gente sugli spalti ed era davvero carica. Amo fare queste partite”.
Sensazioni dopo la vittoria? “E’ stato anche più bello batterli e festeggiare con i tifosi”.
Com’è lavorare con Savorani? “E’ molto dura, durissima. Ma lo sapevo. E’ dura ma è necessario per migliorare e crescere. E’ una buona cosa se spinge così tanto. Sono allenamenti duri, ma sappiamo quello che facciamo. Non è impossibile, è difficile il giusto. Mi sta facendo crescere, e lo metto in pratica nelle partite di Serie A e Champions League”.
La più grande differenza con il campionato danese? “Si va molto più veloci. Ci sono giocatori più forti. E con tutto il rispetto per il mio vecchio club, gioco anche con giocatori migliori. Ci sono differenze in ogni cosa.
Significa tanto per la nazionale che tu stia crescendo così tanto… “Sì, lo spero. Provo a portare con me tutte le cose che imparo. Se vieni a vedere come prepariamo i match in nazionale, potrai notate che c’è anche un mix di quello che ho imparato qua. Penso che possa aiutarci tanto”.
Come va con l’italiano? Sei in grado di guidare la difesa? “La comunicazione non è un problema. Alto, basso, sinistra, destra, tutto questo l’ho imparato presto. Tutti in difesa parlano inglese, ma io provo a migliorarmi e quindi voglio imparare la lingua il prima possibile. Parlo in italiano nel miglior modo che posso”.
Il cibo? “Non si può spiegare, è stupendo. E’ così dovunque vai, è pazzesco. Abbiamo trovato degli ottimi ristoranti vicino casa. E’ il top”.
La famiglia sta bene? Inizi a sentirti a casa? “Sì, siamo stati quattro o cinque settimane in hotel ed è stato un po’ difficile con due bambini piccoli, ma era importante trovare la sistemazione migliore e non la prima che ci capitasse, così ci siamo presi del tempo e alla fine abbiamo trovato una bellissima casa”.
Hai incontrato tutti i giocatori della Roma al resort? “Sì, li incontravo più volte al giorno. E’ stato bello. Sono grandi giocatori con carriere fantastiche ed essere nella loro squadra è un onere per me”.
Un tifoso mi ha detto “tutti i nostri giocatori migliori vanno via in fretta, chiedi a Olsen se gli piacerebbe restare?” “Mi sento a casa e sto bene fuori e dentro il campo. Mi piace essere qui.
Sei così calmo come appari? “Mi piacerebbe che fosse così. Come portiere, hai molta pressione addosso. Ho lavorato sempre tanto sin da inizio carriera per restare calmo in ogni situazione. Ovviamente posso urlare e arrabbiarmi, ma quando c’è davvero tanta pressione resto calmo. In parte per giocare nel miglior modo possibile, in parte per infondere calma ai miei compagni”.
Come ti trovi con Di Francesco? “Molto bene, molto bene. Mi piace molto lui”.
E a Trigoria? “C’è una grande differenza con il mio vecchio club. Ci sono grandi strutture, abbiamo tutto quello che ci serve per migliorare. Ho tutto ciò di cui ho bisogno per diventare un portiere migliore”.
Sta andando tutto bene dunque? “Molto bene”.