Che tristezza. A questo ci siamo ridotti: tifare (senza esagerare, però…) l’Empoli e il Bologna, impegnate ieri pomeriggio contro Atalanta e Fiorentina, per continuare a dare un’occhiata interessata alla classifica. Perché dopo aver registrato il sorpasso all’ora di pranzo del Parma (che due anni fa era in Serie C), se anche i bergamaschi e i viola avessero vinto le loro partite avrebbero scavalcato la traballante Roma di Eusebio Di Francesco. L’Atalanta, invece, ha perso e la Fiorentina non è andata oltre il pareggio in casa del Bologna. Questo vuol dire che i giallorossi sono al settimo posto, lontani un solo punto dalla zona Europa (vietato, per pudore, parlare ora della zona Champions). E non si sa se, dopo la vergogna di Udine, sia più confortante verificare che qualcosa (di modesto, sia chiaro) potrebbe ancora accadere oppure se sia più deprimente constatare che il quarto posto è già lontano quattro punti. Noi, al riguardo, non abbiamo dubbi.
TESTA E PIEDI – Con 19 punti dopo 13 partite, la Roma sta battendo tutti i suoi record negativi in campionato ma adesso c’è da pensare alla Champions, alla sfida di domani sera contro il Real Madrid. Manca un punto per la qualificazione agli ottavi e, ricordando quanto detto da tutti al momento del sorteggio (chi non ricorda è complice), ci mancherebbe pure che la Roma non centrasse l’obiettivo. Ma chi ritiene che la promozione europea possa trasformarsi nel toccasana per tutti i mali della Roma soffre di smodato ottimismo. Perché, per dirne una, si continua ad affermare con troppa facilità che i limiti della squadra siano mentali («È mancata la concentrazione, è stato sbagliato l’approccio, non avevano voglia di vincere») quando in realtà la verità è un’altra: il problema della Roma sono i piedi, non (solo) la testa.