Le manovre per la grande riforma del calcio europeo dal 2024 sono cominciate e c’è già il primo effetto collaterale. La Fifpro, il sindacato mondiale dei calciatori, è pronta all’appello al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Imputa all’Uefa, che governa le 55 federazioni continentali, e all’Eca, l’associazione dei 220 principali club d’Europa, di essersi prese il monopolio delle riforme senza avere consultato l’Epfl, l’associazione delle leghe nazionali, né la stessa Fifpro. « È inaccettabile » , sostiene il segretario del sindacato, l’olandese Theo Van Seggelen. Il dissidio dà la misura dell’importanza del momento. La riforma della nuova Champions è appunto in gestazione adesso, anche se entrerà in vigore tra 6 anni: potrebbe essere approvata entro giugno 2019 dal comitato esecutivo dell’Uefa, per poi venire commercializzata da settembre. Secondo la Fifpro, il rischio è che i campionati nazionali vengano sacrificati allo spettacolo globale, orchestrato dalle televisioni a immagine e somiglianza dei grandi club.
Tra gli scenari ipotetici c’è la Champions nel week- end. Con i campionati come riempitivo infrasettimanale. Chi prefigura un futuro buio dal 2024, per i club piccoli e medi e per i campionati dei Paesi meno ricchi, agita lo spauracchio di una Champions con 4 gironi da 8 squadre: moltiplicherebbe il numero delle partite ( 14 garantite per ogni squadra iscritta) e intaserebbe il calendario. Il trasferimento delle 3 coppe nel week-end, in orari spalmati, garantirebbe dirette tv per ogni fuso orario, più introiti tv (oggi 3,25 miliardi di euro l’anno) e un mercato non più egemonizzato dalla Premier League. Van Seggelen è drastico: «I campionati nazionali sono le fondamenta del calcio. Le federazioni devono scongiurare l’ipotesi che i grandi club li giochino con la squadra B e che gli stadi si svuotino per una concorrenza tv insostenibile » . L’allarmismo viene ritenuto ingiustificato negli ambienti Uefa. A Nyon si segnala che tutto è prematuro: nessuna riforma è ancora disegnata.
Non sarebbe dunque alle porte un Bologna-Juventus B il mercoledì, né la riduzione dei singoli campionati nazionali. Abortita da tempo la Superlega dei grandi club, le riforme vengono ora condotte dal binomio Uefa-Eca, i cui presidenti, Aleksander Ceferin e Andrea Agnelli, hanno presentato l’accordo il 20 novembre a Bruxelles, incontrando il commissario Ue allo sport, l’ungherese Tibor Navracsics. La Fifpro ha lanciato l’allarme durante l’assemblea di Roma, la scorsa settimana. Intanto, a Dublino, il comitato esecutivo dell’Uefa ha ratificato la nascita dal 2021 ( quando verranno rinegoziati i diritti tv per il triennio 2021-24) della terza coppa, dal nome provvisorio: l’Europa League 2 a 32 squadre, in parte provenienti dall’Europa League 1 con lo stesso meccanismo del travaso attuale dalla Champions. L’Uefa sottolinea l’inclusione nelle coppe di 34 federazioni, rispetto alle 26 attuali, e della settima classificata di Liga, Premier League, Serie A e Bundesliga). Il modello economico ricalca quello di successo della Nations League, il nuovo torneo Uefa per Nazionali. Sono mesi cruciali. Dopo lo sdoganamento del Var in Champions dagli ottavi di finale, il tema caldo è il nuovo Mondiale Fifa per Club a 24 squadre. È in programma un tavolo Fifa- Uefa. Il loro eventuale accordo, a gennaio, potrebbe dare il via libera al domino della grande riforma.