All’indomani della cerimonia della Hall of Fame che lo ha visto tra i protagonisti, Toninho Cerezo è intervenuto ai microfoni di Roma Radio per raccontare le sue emozioni e le sue lacrime.
“Tre anni non sono tre giorni: sono tanti. Nella mia vita cerco di ricordare solo le cose belle e qui a Roma ho vissuto tanti bei momenti. Giocavo in una grande squadra, con dei grandi uomini come compagni, con una Curva immensa, sempre vicina alla squadra”.
Ecco le parole di Cerezo sul suo rapporto con Roma e i romani. “Già quando arrivai in aeroporto rimasi a bocca aperta: duemila persone e io non capivo niente. Conoscevo poco dell’Europa, i suoi costumi, come si vive, come si mangia ma ho trovato i romani molto simili ai brasiliani. Se perdevamo la domenica ci mandavano a quel paese, ma poi ci offrivano il caffè”.
Su Paulo Roberto Falcao. “Paulo è uno che va conosciuto per capirlo bene. È molto diverso da me, forse è per questo che andavamo così d’accordo. Se io andavo a destra, lui andava a sinistra. Ma sicuramente tutti e due arrivavamo al risultato. È un grande amico”.
Sul presidente Dino Viola. “Mi ha dato la grande opportunità di venire a giocare in Europa quando avevo 18 anni. Sono venuto qui in una grande squadra, una grande società. Voleva bene anche a Trigoria, veniva a spegnere le luci e a controllare i campi”.
Su Nils Liedholm. “Il Barone era furbo, il più furbo che abbia mai conosciuto. Sapeva gestire il gruppo, riusciva ad avere attorno dei grandi calciatori perché sapeva vivere con i calciatori. Se non giocavi bene il sabato o la domenica, lui il lunedì veniva da te e ti diceva: ‘Bravo Cerezo, hai giocato bene, ma questa settimana ci alleniamo un po’ di più’. Come Tele Santana, lui voleva un calcio tutto rivolto verso la porta avversaria”.
Infine, sul perché di tanto amore da parte dei tifosi giallorossi per lui, Cerezo ha risposto: “In campo sono sempre stato uno che ha corso e ha dato tanto. Forse per la mia allegria: senza allegria non riesci a divertirti”.