La Roma da pochi minuti, è ufficialmente in ritiro, è ci mancherebbe! La decisione presa dalla società, dopo l’allucinante pareggio di ieri sera è un atto dovuto, ancor prima che punitivo.
Non si è potuto evitare di lasciarsi scivolare i tre punti dalle mani, almeno si è evitato di perdere (definitivamente) la faccia, lasciando passare tranquillamente, come l’acqua di un torrente di montagna, l’assurdo delirio psicologico di massa avvenuto ieri sera.
Non è certo la prima volta che la Roma subisce una rimonta del genere: solo a Cagliari, recentemente è successo due volte che la squadra, in vantaggio di due reti, venga rimontata; con Ranieri prima e con Spalletti poi in panchina.
Nel primo caso, la Roma, al 90° era in vantaggio addirittura per 2-0 e venne rimontata nei minuti di recupero. Ieri però è stato un caso a parte, preoccupante, molto preoccupante.
E’ la quarta volta nel corso di questo campionato, che la squadra guidata da Eusebio Di Francesco, subisce una rimonta (le precedenti contro: Atalanta, Chievo e Napoli) e quella di ieri è la peggiore. La Roma aveva già rischiato di subire il gol un minuto prima, quando Olsen, con un intervento straordinario (il secondo della partita), salva il risultato anche a rischio dalla sua incolumità; infatti, l’arbitro fischia una punizione ed espelle due calciatori del Cagliari (per proteste).
Normalmente la partita finirebbe li, quante volte è successo al contrario? Quante volte la Roma, che doveva recuperare un risultato, si è trovata a non giocare il recupero perché gli avversari, lecitamente, riuscivano a “sgonfiare” il pallone?
La Roma invece no, non ci riesce proprio e, beffa assoluta, prende gol in contropiede all’ultimo minuto con due uomini in più. Il comportamento assurdo, che ha portato a un altrettanto assurdo risultato, è da imputare anche alla leggerezza con cui i centrocampisti giallorossi sono andati sul rinvio di Olsen, al contrario dei rossoblu, che sono stati in grado di recuperare quel pallone vacante con la rabbia e la lucidità giusta per impostare un’ultima azione, risultata poi decisiva.
Perché i giocatori della Roma non hanno avuto la stessa “fame” nel approcciare quel pallone? Forse si sentivano la vittoria già in tasca, forse avevano già staccato la spina? Per carità, è vero che in campo vanno i giocatori, ma è compito dell’allenatore, qualora li vedesse distratti, riportarli al giusto livello di concentrazione.
Si ricorda un Allegri furioso che prendeva a calci e pugni tutto ciò che gli capitava a tiro perché la sua squadra aveva sbagliato troppo durante un match contro la Sampdoria. Quando il tecnico bianconero si lasciò andare a quello sfogo la partita era già terminata e per la cronaca la Juventus aveva vinto.
Di Francesco, che è un tecnico estremamente preparato, probabilmente pecca dal punto di vista della personalità poiché non è riuscito a far completamente breccia tra i suoi uomini. Non di rado ha dichiarato “non vedo è il mio calcio”. Questa è una dichiarazione importante, decisiva direi.
Se dopo una stagione e mezzo il mister ancora non riesce a vedere il suo calcio è possibile che i calciatori non credano nel suo calcio e che, di conseguenza, non lo seguano al 100%. Non so se basteranno questo ritiro e il “faccia a faccia” avuto questa mattina con i giocatori a far capire ai giocatori il “calcio” del mister, ma certo che tutti dovranno fare sia un passo indietro sia un “quadrato” per non “disperdere” i pezzi, per fare chiarezza, ricompattarsi.