Monchi vola lunedì negli States. Non da turista, però, in stile cinepanettone. Niente Natale a Boston, dunque. Anche se sono in arrivo le feste, non è tempo né di vacanze né di divertimenti fuori porta. Pallotta, guardando quanto è accaduto da quasi 3 mesi a Trigoria, aspetta il suo ds per un confronto. Sul presente più che sul futuro. C’è da riqualificare la Roma, indebolita dal mercato estivo: acquisti onerosi, ma non rinforzi. La situazione è preoccupante, soprattutto per il rendimento scadente in campionato: 8° posto e a 5 punti dal 4°. La zona Champions, obiettivo vitale per la proprietà Usa, sarà dunque complicata da riconquistare. E per riuscirci non è sufficiente la rosa attuale. Lo spagnolo, consapevole di aver scelto male, dovrà ammetterlo davanti al presidente. E a prescindere da quale tecnico vedremo in panchina: Di Francesco, almeno fino a domani sera, o chi per lui. Questi giocatori, vecchi o giovani che siano, non bastano per riprendere quota in classifica.
FLOP INASPETTATO – Ma sarà soprattutto Pallotta, infastidito dal raccolto misero e inaccettabile, a chiedere spiegazioni a Monchi. Sui suoi errori, evidenti e anche inspiegabili, nell’ultimo mercato. E su quelli dell’allenatore che ha già perso 7 partite su 21 stagionali (un terzo, quindi). Il ds, tornando a spiegare le mosse e le operazioni fatte in estate, spera di poter difendere ancora Di Francesco davanti al presidente. Questo sarà possibile solo se domani sera la Roma vincerà contro il Genoa. Senza successo, l’esonero è scontato. Così, dal vertice oltreoceano, uscirebbe pure il nuovo tecnico. A Trigoria il management ha fatto quadrato attorno all’allenatore, ma in caso di nuova caduta, la sterzata diventerà obbligata. Monchi ha già in mente come intervenire: in panchina chi conosce la serie A. Ecco perché Paulo Sousa resta d’attualità. Come Blanc, Montella e Donadoni. Altre opzioni, ma per giugno e non per la successione in corsa: Tedesco dello Schalke 04 e Jardim esonerato ad ottobre dal Monaco. Il suggeritore Baldini ha i suoi candidati: Paulo Sousa e Villas Boas. Manca nell’elenco l’altro amico Capello. Che ormai si considera manager. E non direttore tecnico, ruolo scartato dall’interessato e dal club giallorosso .
BIVIO NEL 2019 – Monchi deve insomma tornare da Boston con qualche certezza in più. Sulla squadra di oggi e non sul suo futuro che non è scontato. Con Pallotta preparerà il piano B, scegliendo a priori l’erede di Francesco. Da confermare fino alla conclusione del girone d’andata e, in mancanza di risultati, da sollevare durante la pausa. Il Genoa, dunque, ma anche la Juve, il Sassuolo e il Parma: altri 4 esami, in questo 2018, per il tecnico. Da domani al 29 dicembre. Il ds, pur sapendo di essere pure lui in discussione proprio per il mercato chiaramente inadeguato, chiederà al presidente di investire pure a gennaio, ricordandogli che la qualificazione agli ottavi di Champions (e indirettamente l’eliminazione del Napoli e dell’Inter) ha generato ulteriori introiti. Spinge per 3 innesti: il centrale difensivo, Maidana o Nastasic, al posto di Marcano; il centrocampista Weigl (il low cost Sanogu) girando in prestito Coric; il centravanti di scorta, magari puntando su Piatek o Kouamè, liberandosi momentaneamente di Schick. La formula sarà quella del prestito. Anche perché la rosa, ingaggio compresi, è extralarge. Solo numericamente, però.