Stasera è una partita da romanisti. Il fatto che ci sia forse il record negativo stagionale di presenze allo stadio ne è solo una conferma. Stasera non si gioca per Di Francesco che se va male probabilmente salta, né i calciatori debbono giocare per dimostrare che loro l’anima ce la mettono sempre, stasera si gioca per la Roma. Che è qualcosa di infinitamente più grande: dei giocatori, dell’allenatore, della società. È la cosa che ci comprende, anche se mai come oggi a noi appare incomprensibile. Stasera è una partita diversa, col Genoa – come capita spesso nella nostra storia – c’è la sensazione che qualcosa potrebbe finire ma anche che qualcosa potrebbe ricominiciare. Al di là o meno del cambio dell’allenatore. Se non è proprio una sensazione, sicuramente è una speranza. Non può andare avanti così e da stasera, in un modo o nell’altro, non andrà più avanti così. Siamo su un orizzonte. O al limite. Che è la stessa cosa, ma la scelta del nome e di come viverlo fa tutta la differenza del mondo. È comunque un affaccio su un nostro sentimento.
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