La cena di Natale, con gli amici sponsor, all’Auditorium in via della Conciliazione almeno per riabbracciarsi un po’. E, sullo sfondo, il Cupolone che protegge questa Roma ancora «malata», come l’ha descritta il suo allenatore. Il calore della Capitale si disperde oltreoceano. Lontano dagli occhi e dai cuori giallorossi, nel summit di Boston, c’è il gelido Pallotta. Stranito e disgustato per la piega che ha preso la stagione, soprattutto in campionato e nonostante i 2 punti recuperati al Milan quarto e i 3 alla Lazio quinta (zona Champions a -3). A dover rispondere dell’andamento lento è Monchi. Davanti al presidente, testimoni i dirigenti Calvo e Fienga, il ds deve spiegare i motivi della crisi.
BRACCIO DI FERRO – Monchi prova a resistere sul tema più delicato di questo suo viaggio negli States: la conferma di Di Francesco. La storia è datata: dal 23 settembre è nel mirino della proprietà Usa. Che punta forte sull’esonero, con Paulo Sousa erede designato (e sponsorizzato da Baldini). La valutazione di Jim, ribadita ai suoi interlocutori, si basa sui risultati scadenti che di conseguenza, dipendendo anche dagli infortuni in serie, indicano come principale responsabile l’allenatore (insieme con il suo staff). La fiducia, se proprio bisogna chiamarla così, rimane a tempo. Eusebio lo sa. Perché fa giurisprudenza quanto detto da Baldissoni lunedì a Nyon: «Il calcio insegna che i risultati sono determinanti prima di tutto per l’allenatore e vale anche nel nostro caso. Le valutazioni si fanno quotidianamente». Il dg, senza fissare alcuna scadenza, ufficializza il monitoraggio permanente sull’allenatore. Che, per tenersi stretta la panchina e non saltare durante la sosta di inizio 2019, deve sfruttare le ultime 3 gare dell’anno: la proibitiva tappa a Torino contro la Juventus, quella casalinga contro il Sassuolo e il viaggio in Emilia per affrontare il Parma.
NESSUN REGALO – «Solo chi non fa, non sbaglia». Di Francesco risponde ai bambini che, tra un autografo e un selfie, gli chiedono se confermerà Olsen allo Stadium dopo la paperissima contro il Genoa. Protegge il suo portiere e indirettamente se stesso. Anche Monchi si difende quando Pallotta gli boccia alcuni investimenti dell’estate scorsa. Di sicuro il presidente non garantirà alcun extra budget per il mercato di gennaio. Nè guardando alla classifica da risalire in campionato nè agli ottavi di Champions. Il ds vuole, però, ottenere il via libera per i 3 rinforzi che ritiene necessari: difensore centrale, regista dinamico e punta multiuso. L’unica formula possibile (e accettata dalla proprietà Usa) è la formula del prestito con diritto di riscatto. Individuati, al momento, 2 dei 3 possibili acquisti. Il più accessibile è il centrocampista Sanogo, 29 anni, dello Young Boys. In attacco torna di moda Batshuayi, 25 anni, del Chelsea e in prestito attualmente al Valencia (solo 2 reti realizzate tra Liga e Champions). Monchi lo avrebbe preso lo scorso gennaio se fosse andato via Dzeko. Il ds ha pronto l’elenco dei partenti: Karsdorp, Coric e Schick in prestito, Marcano a titolo definitivo (e con plusvalenza). La Sampdoria rivuole Schick. La Roma, dopo il no per Quagliarella che si prepara al rinnovo e in attesa della risposta per Batshuayi, valuta il possibile ritorno di Defrel che gioca sui lati e in mezzo. Sabatini, però, offre il centravanti Kownacki, 21 anni, capace pure lui di spostarsi sulle fasce. In difesa ancora d’attualità Nastasic e Maidana.