Il giochino funzionava più o meno così. Totti riceveva da “falso nueve” e lanciava nello spazio, quasi senza vedere, perché tanto sapeva che c’era lui, Gervinho, che avrebbe corso più forte di tutti gli altri puntando dritto dritto verso la porta. E il giochino ha funzionato per un bel po’ a Roma, diciamo anche per quei due anni e mezzo che l’ivoriano ha vissuto nella Capitale. Un pezzo di Africa che per un po’ ha colorato anche Casal Palocco, quell’area di Roma che si allunga fino al mare di Ostia, dove Gervinho e i suoi amici non sono mai passati inosservati. Perché in quei due anni e mezzo Gervinho era quella gazzella che si alzava e faceva sognare i tifosi della Roma tra corse, scatti e sterzate. E pazienza se poi sbagliava anche qualche gol, negli occhi dei tifosi giallorossi restano soprattutto quelli fatti (26 in 88 gare). Il più bello? Il tacco al volo con cui in 21 gennaio 2014 stese la Juventus in Coppa Italia, portando la Roma in semifinale Quello, probabilmente, fu uno dei momenti più intensi tra quelli in cui la Roma si sentì la vera anti-Juve. E Gervinho ne era una delle armi principali.
LA PASSIONE — Sabato Gervinho ritroverà la Roma per la prima volta da avversario, dopo averla lasciata nel gennaio 2016 per accettare i tanti milioni di euro offertigli dall’Hebei, in Cina. Un esilio dorato per lui e per la sua gente, appunto. Perché oggi a Parma proprio come ieri a Roma Gervinho vive circondato da amici e parenti. Non dai cinque figli, però, che vivono ancora a Lille, proprio dove la sua favola iniziò con Rudi Garcia, l’allenatore che poi lo portò a Roma dall’Arsenal. “A Roma ho imparato la cultura calcistica, il modo di vedere e intendere il calcio con una certa intensità – ha detto l’attaccante gialloblù pochi giorni fa a Sportweek – La Roma è stata la squadra ideale per farmi capire cosa fosse il calcio per gli italiani. Lì si vive di calcio sette giorni su sette e se perdi è meglio non uscire di casa”. Già, anche se poi lui era davvero uno che preferiva la casa alle serate mondane, anche perché dentro casa aveva un po’ tutto quello che gli piaceva. “A Roma mi sentivo a casa, sole e caldo. E poi è una città bellissima per la sua storia”.
Un amore e una passione che sono rimaste tali anche dopo che i ladri gli hanno svaligiato casa, a Natale del 2014, portando via gioielli, soldi ed orologi. Gervinho era in Costa d’Avorio, da dove spesso ha ritardato nei suoi rientri romani (tra lutti veri e presunti e passaporti scaduti). Anche perché quando tornava non passava inosservato, tra abiti stravaganti e viavai continuo dei tanti amici ivoriani che ospitava. Quella passione, poi, si è interrotta nel gennaio 2016, proprio a ridosso dell’addio di Garcia alla Roma. Senza il suo “papà” calcistico Gervinho si è sentito un po’ perso, un po’ più solo. Ed ha preferito lasciare Roma, complice anche la barca di soldi che gli erano stati offerti dalla Cina. “Er Tendina”, come era goliardicamente soprannominato a Roma, ora proverà a farsi rimpiangere sabato pomeriggio, al Tardini. Stavolta, tocca alla Roma la parte del leone, perché quella gazzella gialloblù quando parte diventa difficilissima da fermare.