Linea dura e dialogo. Misure severe per incrementare la sicurezza e rieducazione delle tifoserie. Controlli e prevenzione per evitare guerriglie fuori dagli stadi. Dopo gli scontri di Milano che hanno fatto da cornice alla partita Inter-Napoli, costati la vita a un ultrà del Varese, l’annuncio del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è netto e arriva via social: a inizio anno convocherà i club di serie A e B e i responsabili dei tifosi di tutta Italia, per «vedere di fare quello che non sono riusciti a fare altri», perché «non si può morire per andare a vedere una partita di pallone», scrive su Twitter. E lo ripete anche in diretta a Pesaro, dove ha partecipato al comitato dell’ordine e della sicurezza. Poco dopo, interviene il sottosegretario con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti. Chiede «un’inversione di rotta», la chiusura delle curve e degli stadi come alternativa alla sospensione delle gare che provocherebbe «problemi di evacuazione degli stadi», e fa una proposta: «Le partite a rischio, indipendentemente dalle esigenze tv» vengano giocate «a mezzogiorno e non alla sera, come avviene in Gran Bretagna». Tutte tematiche che verranno affrontate nelle riunioni dei prossimi giorni e verranno messe a punto nel Tavolo convocato dal Viminale durante la pausa di campionato. Un’iniziativa che per il sottosegretario è «utile e urgente», perché «tutti gli attori del mondo calcistico, che rappresentano un modello per i giovani sportivi, dovrebbero valutare più meditati e consapevoli atteggiamenti».
L’obiettivo di Salvini è rieducare gli ultrà coinvolgendo i vertici – «perché il calcio torni ad essere un momento di divertimento e non di violenza», dice – visto che proprio la tifoseria organizzata riveste un ruolo fondamentale per la gestione della sicurezza all’interno degli stadi. Ma anche all’esterno. Perché se dentro gli impianti la situazione sembra sotto controllo – tanto che l’anno scorso i tifosi sono aumentati di un milione rispetto al campionato precedente – i violenti hanno trovato nuovi campi di battaglia: le aree di servizio, le autostrade, le stazioni, gli svincoli delle tangenziali, i grandi parcheggi nelle periferie. Emerge dai dati del Viminale, diffusi nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive: gli scontri tra tifoserie stanno abbandonando gli stadi per trasferirsi nelle strade, proprio come è successo mercoledì a Milano. Un agguato che per il questore è «un’azione squadrista», definito dalla Digos «imprevedibile». I supporter del Napoli erano a bordo di pulmini anonimi, non segnalati. Erano però stati riconosciuti dagli agenti al casello dell’autostrada e, in via Novara, proprio a un centinaio di metri da dove è avvenuto l’assalto, sarebbe dovuta scattare la procedura di aggancio da parte della Polizia, che avrebbe permesso ai tifosi di arrivare scortati allo stadio.
I DATI – I dettagli diffusi nel report dell’Osservatorio sono allarmanti: «Si registra una pericolosa ripresa di condotte delinquenziali o incivili lungo le vie di trasporto, specie stradali», come avviene da anni in altri Paesi europei. Tra il 2017 e il 2018 si sono registrati 120 scontri su strada – l’anno precedente erano 93 -. In 65 casi – 20 in più rispetto al 2016-2017 – i protagonisti di risse e tafferugli erano ultrà della serie A. All’interno delle strutture sportive, invece, la situazione emersa nei primi 4 mesi della stagione – dal primo luglio al 30 ottobre – è di tendenza opposta: diminuite le partite in cui si sono registrate lesioni (da 32 si è passati a 14 casi), in calo i feriti tra i civili (da 26 a 13), tra le forze dell’ordine (da 33 a 16) e tra gli steward (da 4 a 0). Lo scorso anno, invece, il numero degli incontri con feriti e dei casi di lesioni a esponenti delle forze dell’ordine era salito, passando rispettivamente da 52 a 63 casi, e da 46 a 58.
IL DECRETO – Per il Viminale risolvere il problema della violenza tra tifoserie è prioritario, tanto che nel decreto sicurezza è stata inserita una norma specifica che prevede che le società sportive versino più soldi per garantire, appunto, la sicurezza negli stadi: la percentuale della vendita dei biglietti che dovrà essere destinata a questo scopo passa dall’1-3 per cento al 5-10 per cento. Denaro che verrà investito in personale e ristrutturazione degli impianti. «Gli oneri a carico delle società, già previsti dal decreto Salvini, gravino in modo differenziato per le società che collaborano a estirpare il fenomeno», propone ancora Giorgetti.