Era il 5 dicembre 2017, ultimo giorno della Conferenza di Servizi decisoria bloccata dai veti incrociati sulla questione del Ponte di Traiano. Da una parte il Campidoglio, convinto che l’intera opera potesse stare in piedi anche senza questo ponte. Dall’altra, la Regione convinta che questo Ponte fosse essenziale. Due relazioni a supporto della posizione della Regione: il Ministero delle Infrastrutture che scriveva nella sua relazione preliminare che il Ponte di Traiano era fondamentale e non si poteva sostituire con quello dei Congressi.
E la Città Metropolitana, a guida 5Stelle, che in una prima relazione esprimeva la necessità di una seconda via di accesso allo Stadio, cioè il Ponte. Per uscire dall’impasse, intervengono gli allora ministri dello Sport, Luca Lotti, e alle Infrastrutture, Graziano Delrio, entrambi Pd. Con una telefonata (procedimento decisamente irrituale) Lotti annunciò la possibilità che fosse il Governo a finanziare il Ponte di Traiano qualora l’opera fosse stata fondamentale. Caduto il Governo Gentiloni e arrivato quello gialloverde, è il premier, Giuseppe Conte, a riprendere l’idea.
Alla conferenza stampa di fine anno, rispondendo ai cronisti, il Presidente del Consiglio afferma: «se (Il Ponte, ndr) è un asse strategico essenziale il governo non si sottrarrà dopo tutte le necessarie valutazioni». In Campidoglio questa frase è stata presa molto sul serio: se la relazione del Politecnico di Torino non fosse perfetta, sarà la via d’uscita.