A Campo Testaccio non si muove una foglia. E ce ne sono, di foglie, nonostante il Comune abbia provveduto a eliminare la vegetazione a ottobre. Perché in due mesi e mezzo l’acqua è caduta, l’erba è ricresciuta e la natura ha iniziato lentamente a riprendersi quello che le era stato finalmente sottratto, dopo anni di stallo prima giudiziario e poi burocratico. La parziale bonifica era iniziata a metà settembre ed è finita circa un mese dopo, restituendo alla vista l’enorme buca a cui è ridotto quello che fu e rimane l’unico stadio di proprietà nella storia della Roma.
Poi, lo stop: a fine ottobre Frongia, vero motore dell’operazione di riqualificazione dell’area, aveva dichiarato che non si poteva procedere al “progetto transitorio”, cioè una parziale sistemazione in attesa dell’affidamento definitivo a una realtà sportiva, perché bisognava fare anche dei lavori di messa in sicurezza a carico del Comune per ripianare la pendenza. L’assessore allo sport si auspicava di riuscirci «nelle prossime settimane».
Cosa è successo per tutto questo tempo? A Campo Testaccio, nulla. Negli uffici del Comune, si spera, qualcosa si è mosso. Perché proprio Frongia, interrogato a inizio dicembre da Il Romanista dopo oltre un mese senza novità sul tema, annunciava che i lavori di messa in sicurezza sarebbero iniziati entro il 2018: «Si faranno in due parti, sia prima di fine anno che nelle settimane successive». Ma non sono ancora iniziati. Alla nostra richiesta di spiegazioni, ieri l’assessore ha voluto rassicurare tutti: «Il Dipartimento Sport sta proseguendo per lo svolgimento delle procedure tecniche per fare questi interventi. Non ci sono problemi nella procedura, partirà a breve, siamo quasi pronti».
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