Due le parole d’ordine: attesa e pazienza. Daniele De Rossi è fermo dal 28 ottobre, quando fu costretto alla fine del primo tempo nel match contro il Napoli a chiedere la sostituzione. Forse, all’epoca, non pensava nemmeno lui che questo ko potesse trasformarsi «nell’infortunio più grave della mia carriera». Un tunnel dal quale fatica ad uscire. Ieri, dopo aver svolto l’ennesima seduta in palestra a Trigoria, s’è recato a Villa Stuart per un consulto (dove ha svolto una risonanza magnetica) programmato da tempo. Che fosse di routine è confermato dall’assenza del Professor Mariani che dunque non lo ha visitato, trovandosi negli Usa. Il capitano giallorosso, pur di rientrare, le sta provando tutte. Ha rinunciato alle vacanze alle Maldive con la famiglia per curarsi e continuare a seguire il programma stilato dallo staff medico.
A inizio dicembre, s’è sottoposto anche ai fattori della crescita, pur di uscire da quello che ormai s’è trasformato in un calvario. Ci vuole però tempo. Perché ad oggi, va avanti a sensazioni. Un giorno sta meglio, un altro peggio con la costante che appena prova a forzare la corsa, avverte ancora dolore. La cisti meniscale sommata alla lesione della cartilagine non gli danno tregua. Proprio per questo motivo, appare inutile stilare prognosi, visto che nessuno è in grado di dare certezze sul ritorno. Nemmeno Daniele che ad inizio anno s’è lasciato andare ad un laconico «ci vuole ancora tempo, sono ancora indietro».
A fine ottobre, nel ventaglio delle possibilità volte a risolvere il problema, gli era stato proposto l’intervento chirurgico. Il calciatore, però, ha preferito rimandare perché operarsi gli avrebbe fatto perdere l’intera stagione. Tra l’altro confidava di poter arrivare in qualche modo alla fine del campionato per poi prendere una decisione che avrebbe riguardato inevitabilmente il suo futuro da calciatore. Tagliato il traguardo dei 35 anni, De Rossi è il primo a sapere che con la cartilagine non si può scherzare: «Se dovesse nuovamente lesionarsi, sarebbe gravissimo», ha ammesso a Dazn.
ASSENZA PESANTE – Come se ne esce? L’unica medicina, bypassando per ora l’intervento, è la pazienza. Anche perché il ricorso ai fattori della crescita serve per migliorare soltanto la funzionalità dell’articolazione. Per intenderci: pur soffrendo di una patologia degenerativa, la cura permette esclusivamente di fare in modo che le componenti articolari soffrano meno, avvertendo meno attrito quando sono sollecitate da uno sforzo come può essere la semplice corsa.
I progressi quindi non sono anatomici ma volti a fare in modo che il calciatore avverta meno dolore al ginocchio, migliorandone la funzionalità. Per capire la (sospirata) inversione di rotta, non servirà molto. Basterà assistere agli allenamenti della Roma. Quando De Rossi riuscirà a correre seriamente (e non in modo blando) per 5-6 giorni consecutivi senza avvertire dolore, i discorsi cambieranno. Di Francesco lo aspetta. In tempi non sospetti s’era lasciato sfuggire come Daniele fosse «l’unico regista che ho in rosa». Ora sta adattando Cristante ma è chiaro che l’assenza del capitano, pesa anche a livello di rotazioni. E condizionano le scelte di mercato.