La sofferenza e le partite giocate come fossero finali fanno parte del Dna di Beppe Iachini da Ascoli, cinquantaquattro anni, allenatore da diciassette, una carriera consumata in provincia, vincendo quattro campionati di B, salvando squadre in serie A subentrando in corsa e soprattutto lanciando tanti giovani diventati grandi giocatori, a volte campioni. Da Icardi a Soriano, da Dybala a Sensi, che è arrivato in Nazionale nel ruolo in cui lo ha imposto quando era a Sassuolo. Da due mesi il presidente Corsi gli ha affidato il gravoso compito di salvare l’Empoli. Ci sta provando, con tutte le sue forze. Iachini si è attrezzato per l’ennesimo miracolo.
Una partenza clamorosa, poi quattro sconfitte di fila. Che Empoli vedremo nel nuovo anno? «Quando parliamo di una squadra neo promossa qualche difficoltà ci può stare, affronti una categoria diversa. Qui a Empoli storicamente si lavora con i giovani, anche quest’anno ne abbiamo molti, hanno bisogno di adattarsi alla serie A. Nelle ultime partite qualche episodio non è andato per il verso giusto, ma le prestazioni, tranne l’ultimo quarto d’ora a Torino, sono state all’altezza. La squadra è stata sempre dentro le partite, con qualche episodio sfortunato, ma sempre sul filo del risultato. Abbiamo espresso un buon calcio, siamo stati condannati da episodi, ma i giocatori mi seguono, stanno dando disponibilità e stanno conoscendo la categoria. Sarà un lungo cammino fino a maggio e dovremo starci sempre dentro con la testa. Mi aspetto una conferma da diversi ragazzi e un miglioramento continuo. Ora ci conosciamo meglio, sappiamo quello che vogliamo e sappiamo quello che questi ragazzi possono dare. Dobbiamo dare conferma nel girone di ritorno delle nostre qualità».
Vi serve qualcosa sul mercato? «L’Empoli si muove sempre con i giusti parametri, se troverà modo di fare qualcosa lo farà, sempre nel rispetto dei principi che animano questo club e cercando di valorizzare il patrimonio di giovani. La società è vigile, vediamo se potremo fare qualcosa». Intanto avete tanti giovani interessanti che si stanno mettendo in mostra in chiave mercato. «Krunic, Bennacer e Traore stanno facendo un buon campionato. Sono molto giovani, ma mi è capitato tante altre volte di valorizzare giocatori. Stanno lavorando con la testa giusta, con grande convinzione e hanno grandi margini di crescita. Non penso che possano partire a gennaio, anche se metto in preventivo delle offerte importanti per loro. Ho parlato con la società, non credo ci sia questa possibilità».
Ce li descriva… «Abbiamo il centrocampo più giovane della serie A. Nascono tutti e tre trequartisti e stiamo cercando di trasformarli in centrocampisti veri, per dare organizzazione in mezzo al campo con qualità. Da trequartista si è adattato bene a giocare davanti alla difesa. Non tutti ci credevano, come Sensi a Sassuolo: si diceva che era una mezzala, ma sta ottenendo risultati in quel ruolo che gli ho affidato io. Lo vuole il Milan ed è stato convocato in Nazionale. Bennacer può fare una grande carriera in quel ruolo, ma c’è da lavorare molto a livello tattico. Sta migliorando la fase di transizione. Krunic da trequartista anche lui sta giocando da interno di centrocampo, ha ottima gamba e tecnica, visione di gioco e arriva al gol con facilità. Ho un centrocampo di qualità, tutti e tre hanno prospettive importanti. Questi ragazzi possono giocare in grandi club, ma adesso devono proseguire il percorso di crescita a Empoli. Mi dispiace per Acquah, che a 27 anni sembra un veterano, ma ci sarà utile anche lui».
Da sempre l’Empoli lavora con i giovani… «E’ merito della società che ha saputo scegliere certi ragazzi. Bisogna dargli fiducia, io cercherò di aiutarli ad aŲermarsi, come feci con Dybala al Palermo, quando aveva 19 anni».
Caputo fa molto movimento ma segna poco… «Anche per lui è il primo anno di consacrazione in A, ha doti importanti, se continuerà a lavorare con questo piglio potrà essere un’annata importante anche per lui. Come per La Gumina, Rasmussen, Di Lorenzo. Ci sono tanti ragazzi interessanti».
A Empoli tenta una nuova impresa… «Ovunque ho sempre fatto il mio dovere, dando organizzazione di gioco e ho raggiunto risultati anche subentrando tra le difficoltà. Questo ha arricchito il mio bagaglio di conoscenze. Continuo a fare il mio lavoro con professionalità, non vado mai in un posto se non vedo un progetto giusto. Prima di Empoli erano capitate altre situazioni e ho detto no. Qui ho trovato persone serie che sanno
fare calcio». Ci sono allenatori che hanno avuto un percorso più facile del suo. «Fa parte della vita. Io sono orgoglioso delle mie esperienze. Sono ancora giovane, ho gestito situazioni molto complicate. Dovunque sono stato, sono ricordato con aŲetto e riconoscenza e questo per me conta
tantissimo. A Empoli sono stato accolto molto bene, voglio ripagare la gente e la società che ha creduto in me con la salvezza. Per raggiungerla ovviamente ci vuole la giusta mentalità, organizzazione di gioco, ma soprattutto un grande cuore. Bisogna lavorare sodo e aŲrontare ogni partita come se fosse una finale».