In quasi quarant’anni di mestiere non mi era mai capitato di leggere un’intervista più onesta e tragicamente avvilente di quella rilasciata da Monchi a un quotidiano con la carta rosa che nasce a Milano ma del quale non faccio il nome: finisce per etta. Il ds ha utilizzato una sola parola, “impossibile”, per rispondere a chi giustamente gli chiedeva lumi sui giocatori accostati alla Roma in questo freddo inverno di riparazione: impossibile Tonali, e come lui Mancini, Rugani, Thiago Mendes, Ziyech, Belotti, Bennacer, Dendoncker, Ozyakup. In un anno e mezzo Monchi ha ben venduto ma comprato male: nessuno ne mette in discussione la competenza, le capacità, il percorso; con onestà monchiana, però, dallo scorso agosto questo giornale ne ha criticato l’operato invitandolo a rimediare in fretta.
Monchi ha fatto una cosa che nel calcio è quasi vietata per legge: ha spento sul rinascere i sogni, le illusioni del suo popolo che ha il diritto di non vedersi certificato il ridimensionamento delle ambizioni.
Ora però deve essere aiutato: fare le nozze coi fichi secchi è riuscito per molte stagioni solo a Sabatini, che qualcosa ha sbagliato ma che alla Roma ha portato e in alcuni casi rivenduto, Szczesny, Marquinhos, Lamela, Salah, Pjanic, Paredes, Nainggolan, Dzeko, Rudiger, Strootman, Alisson. Roma non è Siviglia. Roma ha aspettative alte e Monchi, che non si è ancora totalmente integrato nella realtà giornalistica italiana, ha bisogno di sostegno finanziario: l’onestà paga, i risultati di più. Pallotta un filo meno.