(…) Ieri Schick lasciando il campo mandava baci a destra e sinistra, ai tifosi e alla fidanzata in tribuna, mentre lo aspettavano per le interviste come migliore in campo: non aveva voglia di lasciare il prato, l’attaccante ceco, nella notte indubbiamente più bella da quando è romanista. Due gol e un assist, tante giocate più di spada che di fioretto, personalità messa in attacco e in difesa (anche quando Kolarov non gliele ha mandate a dire per un tocco sbagliato), una condizione, sia fisica sia mentale, finalmente ottimale.
Merito suo, ma anche di chi lo segue: ha un preparatore personale e un mental coach che da settimane gli sono accanto, lui si è affidato completamente a loro e allo staff della Roma e si è fidato di Monchi, che gli ha promesso che non lo avrebbe mandato in prestito. (…)
«La Coppa Italia è un nostro obiettivo, ci tenevamo a fare bene. Ora dobbiamo continuare così». Lui, soprattutto, deve farlo. (…)
«Il mental coach forse mi sta aiutando — ammette l’attaccante —, ma cosa mi dice non lo rivelo. Sono cose private».
A lui, poi, la Coppa Italia porta fortuna: quinto gol in cinque partite, tutte casalinghe, e una voglia di giocare di nuovo dal primo minuto contro la Fiorentina: «Vogliamo andare avanti. Sicuramente è importante per me giocare con la testa libera, non pensare. Contro l’Entella l’ho fatto e forse anche per questo ho fatto gol». (…)