“Nella mia carriera, qualunque maglia indossassi in campo non avevo pressioni, pensavo alla partita 5 minuti prima di scendere in campo”, le sue parole. “Quando mi dicono che avrei potuto fare di più e non ritirarmi a 32 anni, dico che nessuno mi ha mai chiesto se avessi voluto fare di più. Ho fatto anche troppo. Le voci di mercato, invece, le accusavo. Caratterialmente mi stancavo e avevo voglia di cambiare aria”. “Antonio Conte, Zeman, il numero uno, e Pochettino gli allenatori con i quali mi sono trovato meglio nella mia carriera”.
“Per il calcio è stato la mia vita, lo ringrazio. Non voglio essere frainteso quando parlo male di alcune questioni del calcio, che magari mi hanno fatto male. Da quando è un business, abbiamo perso la magia di giocare a calcio. Perché ho smesso? Mi ero stancato…A volte dicono tate bugie che dopo un po’ diventi matto se devi sempre chiarire le situazioni. Tanto volte hanno confuso il mio professionismo…Ma se non sei professionale è difficile giocare in Europa e con la Nazionale, che sentivo veramente e cantavo anche l’inno. Se non fosse stato per i miei quattro figli, avrei smesso prima di giocare a calcio”.
“Cosa ho fatto di sbagliato? Sono sempre stato così, dico ciò che penso al di là di chi ho davanti e nel calcio non sempre è positivo, anche se dovrebbe. La musica è un nuovo inizio, una nuova vita nella vita. Non possiamo nascere 100 volte, ma possiamo vivere 100 vite in una, sono felice”.