Punta sempre più ai vertici degli ultrà interisti, a coloro che hanno organizzato militarmente l’agguato ai tifosi avversari, l’inchiesta sugli scontri prima della partita Inter-Napoli del 26 dicembre: a finire in carcere ora sono uno dei capi della curva dell’Inter e un esponente di quella del Varese, alleata dei nerazzurri, amico di Davide Belardinelli, il 39enne finito sotto le ruote di un’auto napoletana e poi morto in ospedale. Un attacco preceduto a Natale da un vertice strategico a Varese. Nino Ciccarelli, 49 anni, è il leader dei «Viking», gruppo di punta del tifo nerazzurro. Secondo l’inchiesta della Procura di Milano, (…), era uno dei pochi ammessi alla riunione prima degli scontri nel bar «Cartoon», ritrovo abituale interista. Le armi, bastoni, spranghe e una roncola, erano state nascoste ancora prima in un giardino pubblico. (…).
A indicarlo nella riunione riservata del «baretto» è stato Luca Da Ros, il 21enne interista che ha ottenuto i domiciliari dopo le sue ammissioni. Ma Ciccarelli, si legge nell’ordinanza d’arresto del gip Guido Salvini per rissa e lesioni aggravate, ha anche partecipato agli scontri. Le immagini di una telecamera di sorveglianza lo inquadrano alle 20.36 di Santo Stefano mentre zoppica ferito, «si tocca la gamba destra e si appoggia ad un cestino dell’immondizia». (…).
Alessandro Martinoli, 38 anni, di Marchirolo (Varese), fa parte del gruppo «Blood ad honor» della tifoseria del Varese che, con una trentina di ultrà francesi del Nizza, era venutoadare man forte agli alleati interisti. Era arrivato al bar «Cartoon» con «Dede» Belardinelli ed è stato tra gli ultimi a vederlo ferito, ma ancora vivo. Le telecamere lo immortalano mentre, «armato verosimilmente di coltelli, si scaglia contro i napoletani cercando di colpirli».
(…) La sera prima a Varese Martinoli era proprio in casa di Belardinelli, ha rivelato la vedova, a un vertice con altri 4 ultrà varesini e con Marco Piovella, un altro leader ultrà nerazzurro arrestato con due tifosi dell’Inter nelle scorse settimane perché accusato di essere uno degli organizzatori dell’agguato. Prima di entrare in ospedale, è a Martinoli che Belardinelli sussurra «Rouge, sono tutto rotto». Lui stesso lo racconta alla figlia dell’amico, non agli investigatori.