Dov’è che si mangia meglio tra Siviglia, Roma e Stoke-on-Trent?
“Sicuramente a Roma. L’ho capito abbastanza presto quando sono arrivato”.
Ci puoi descrivere la tua giornata media quando la Roma non gioca? “Beh, generalmente abbiamo una seduta di allenamento al giorno. Di solito arrivo in campo all’ultimo minuto, o poco prima. Poi mi alleno e dopo la seduta faccio tutto il resto che devo fare per farmi trovare pronto, come stretching e fisioterapia. Quando torno a casa faccio un pisolino. Per il resto della giornata dipende: mi rilasso con la mia famiglia oppure esco un po’ in centro”
Qual è la cosa più difficile da imparare per un giocatore del tuo ruolo? “Probabilmente la tattica e la posizione in campo. Ci vuole tempo per imparare tutto. Non è cosi diverso in Italia, ma ogni allenatore ha il suo modo di giocare e questo va imparato. Ma la tattica aiuta a migliorare”.
Tony Pulis è stato il miglior allenatore con cui hai lavorato? “E’ una domanda impossibile per un giocatore! Non ho un allenatore preferito, onestamente, tutti mi hanno aiutato in modi diversi. Tony Pulis (suo ex allenatore ai tempi dello Stoke City, ndr) mi è stato sicuramente d’aiuto, ha fatto uscire lo spirito combattivo che era in me e la voglia di vincere in ogni modo”
Ciao Steven, nella Roma ci sono molte lingue diverse. Olsen ha rivelato di non riuscire a comunicare con Under a causa della non comprensione della lingua. Come fate con giocatori italiani, olandesi, bosniaci, svedesi e francesi in campo? “Alla fine quasi tutti i giocatori parlano un po’ di inglese, alla fine si trova sempre una soluzione. I sudamericani se la cavano anche l’italiano, quindi è un problema risolvibile. Quando siamo in campo, durante una partita, De Rossi o chi per lui può sgridarci in inglese per far valere le sue ragioni!”
Come ti stai adattando a Roma? “Roma è una città bellissima, mi ricorda Parigi. Le strutture del club sono fenomenali e i tifosi sono ugualmente fantastici. Alcuni tifosi erano ad aspettarmi all’aeroporto al mio arrivo a Roma, qualcosa di mai visto prima. E’ stata una bella sensazione”.
Il caso Koulibaly, nel calcio italiano esiste il problema razzismo? Come pensi che debbano reagire i club e le istituzioni per contrastare questo fenomeno? “Penso che il problema esista, perché episodi del genere sono successi diversi volte. Bisogna davvero lavorarci molto. Di certo Koulibaly non andava punito: in una situazione del genere bisognava mettersi nei suoi panni. Essere fischiato in quel modo è davvero doloroso, per ogni giocatore. Lasciare il campo potrebbe essere una soluzione per questi episodi, certo. Penso che la reazione debba essere dura e ferma, altrimenti non cambierà nulla. Una reazione cosi forte li farà riflettere due volte…”
Che tipo di persona è Kolarov? E’ simpatico? “Come simpatico? E’ uno scherzo? Kolarov è un grande, fa un sacco di scherzi, è un ragazzo giocoso e simpatico. Sul campo è serio, ma nella vita di tutti i giorni è simpatico… (risposta di Kolarov)
Che ne pensi dei tuoi valori su FIFA? “Non mi piacciono. Penso che fossero migliori lo scorso anno. Quindi forse dovremmo lavorarci sopra”
Cosa ricordi del tuo trasferimento al Blackburn e com’è stato l’impatto con la Premier League? “E’ stata la mossa decisiva della mia carriera, si nota davvero la differenza. Mio padre all’inizio è venuto con me in Inghilterra, mia sorella ha vissuto da me per un po’. Ma la differenza tra Premier e League 2 è qualcosa di indimenticabile. Una cosa per tutte: le auto che ho visto nel centro sportivo al mio arrivo. Qualcosa di scioccante. E poi c’è anche il calcio, all’improvviso mi sono ritrovato ad affrontare giocatori che guardavo solo in TV. La mia prima partita fu contro il Manchester City, dove giocavano Robinho, Tevez e Adebayor. Pazzesco!”
Il giocatore più forte che hai affrontato in Premier? Le differenze con la Serie A? “Sono campionati molto diversi, il calcio inglese è più fisico e si gioca di più all’attacco. Ma questo forse dipende anche dal tempo e dalle condizioni dei campi. Cito gente come Drogba, Rooney, van Persie, che erano già dei giocatori fantastici quando arrivai lì. E anche Yaya Toure, semplicemente un grande”
Qual è stato il giocatore migliore affrontato in Premier? Com’è attualmente giocare in Inghilterra rispetto alla serie A? “Sono campionati diversi. La Premier è un po’ più fisica e diretta nel modo di attaccare ma probabilmente tutto è causato dal tempo e da come sono fatti i campi. Drogba, Rooney, Van Persie erano tutti dei grandi quando ho iniziato e anche Yaya Toure era fantastico”.
Qual è stato il tuo compagno con maggior talento? “Ce ne sono tanti, troppi per sceglierne uno, è impossibile dirne uno. Quando sono arrivato al Blackburn c’era Benni McCarthy, lo conoscevo un po’ già da prima. Era un giocatore che stava alla fine della carriera, ma era così molto bravo tecnicamente. Forse non è il miglior giocatore con cui abbia mai giocato, ma mi ha fatto una grande impressione come primo impatto”.
Com’è un piovoso martedì sera a Stoke? “Terribile! Ma ti ci abitui… Il club è carino, c’è davvero una grande atmosfera familiare, ti dimentichi abbastanza rapidamente del tempo”.
Con chi hai condiviso la stanza in Russia? “No, avevamo tutti la nostra stanza. Due mesi con la stessa persona… Sarebbe stato un po’ troppo”
N’golo Kante è davvero il ragazzo più amichevole e umile del pianeta? “Lo è davvero, è davvero un tipo simpatico, molto umile!”.
Chi ha i peggiori gusti musicali nella Roma? “Beh, alcuni dei ragazzi non mettono la loro musica quindi non lo posso dire. Mi piace quello che mettono Justin Kluivert e Stephan El Shaarawy, hanno un gusto simile al mio”.
Quanto è impegnativo, dal punto di vista mentale, giocare a calcio professionalmente? Come gestisci l’ansia o la paura? Lo sto chiedendo perché ritengo che in genere gli spettatori ignorino questo aspetto e si concentrino maggiormente sugli aspetti tecnici e fisici del gioco… “Penso che sia forse la cosa più difficile. Non è uno sport difficile dal punto di vista fisico o tecnico, la maggiore difficoltà è mentale. L’aspettativa, la necessità di essere sempre al meglio è un qualcosa che è quasi impossibile. Anche se vinci qualcosa di grande dopo due mesi se non stai andando bene vieni criticato. Tutti si dimenticano velocemente, è così anche nella vita, ma per quello devi essere molto, molto forte mentalmente”.
Come è stato il passaggio da Amiens a Blackburn? Quali sono state le tue prime impressioni e quelle successive? “E’ stata la più grande scelta della mia carriera, la differenza più grande che abbia mai vissuto in vita mia. Mio padre è venuto con me e mia sorella ha vissuto con me per un po’, ma la differenza tra la Ligue 2 e la Premier League non potrò dimenticarla. Mi ha scioccato tutto, per esempio le macchine che ho visto all’improvviso nel parcheggio, quando sono arrivato lì per la prima volta. Ovviamente anche dal punto di vista calcistico, all’improvviso giochi contro i grandi calciatori che hai sempre visto da lontano. Ho giocato contro il Manchester City di Robinho, Tevez e Adebayor. E’ stato pazzesco”.
Come ti sentivi prima della finale dei Mondiali? Eri nervoso? “Sicuramente ero un po’ nervoso, ma il gruppo ha reso il tutto meno stressante, alla fine non mi sentivo così nervoso, ero molto concentrato e basta. Una volta in campo si gioca a calcio e si dimentica tutto il resto. I leader hanno reso tutti gli altri fiduciosi e concentrati. Alcuni discorsi fatti nello spogliatoio erano davvero motivanti. Tutti avevano solo l’idea di giocare, quindi non ero troppo nervoso2.
Dal punto di vista mentale, quando è difficile essere un calciatore? “Forse è l’aspetto più duro, anche più di quello fisico o tecnico. Ci sono le aspettative, la necessità di stare sempre al meglio… Che è quasi impossibile. Anche se vinci, dopo due mesi puoi essere criticato se non stai andando bene. Si dimentica tutto in fretta, nel calcio come nella vita. Proprio per questo bisogna essere forti dal punto di vista mentale”.