Le storie che parlano di vendetta, ammettiamolo, a volte ci imprigionano come gabbie emotive. Soprattutto quando il bianco e il nero, il buono e il cattivo, sono così apparentemente nitidi da mettere steccati intorno ai nostri pensieri. Ecco, quella di Nicolò Zaniolo e la Fiorentina sembra essere una situazione tipica del genere, col destino che mette davanti al ragazzo l’assist su un piatto d’argento per poter dire: «E adesso siete pentiti?».
(…) La Roma, per certi versi, potrebbe anche gongolare. Se Zaniolo impiegherà tutta la furia dei suoi 19 anni per provare a farsi rimpiangere dal club viola, potrebbe essere la migliore notizia della giornata. In grado, forse, persino di esorcizzare il sacro furore di Federico Chiesa, in un duello – benedetto dal c.t. Mancini – tra i giovani più promettenti del calcio azzurro. A livello di benzina emotiva, però, è possibile che il giallorosso al momento sia più avanti. Comprensibile.
Come dimenticare, d’altronde, la bocciatura che due anni fa l’attuale «enfant prodige» fu costretto a metabolizzare dalla Fiorentina. «Dopo tre anni a Firenze ci dissero che non era all’altezza della Primavera viola – aveva raccontato papà Igor –, così fu bravo lo staff tecnico dell’Entella a fiutare l’affare L’importante era ripartire, per Nicolò è stato un momento di forte stress. Non se lo aspettava. Se devo dire la verità, ancora oggi non mi spiego il motivo».
(…) Il carattere adesso sembra essere diventato un punto di forza di Nicolò che – grazie al «giallo Paratici» – ha già visto certificare il proprio valore a 40 milioni. Basterebbe per fregarsi le mani in vista di un rinnovo che, dalla chiusura del mercato, potrebbe portarlo a guadagnare dagli attuali 300.000 al 1,5 milioni più bonus (o poco meno), invece del semplice premio promesso dalla Roma. Impressioni? In questo momento Zaniolo ha in testa altro: battere la Fiorentina, su tutte. «Non passa il dispiacere per non aver portato a casa i tre punti – ha scritto ieri sui social Nicolò – ma ora dobbiamo pensare solo alla sfida di mercoledì (domani, ndr), che è troppo importante» (…)