Dopo aver effettuato, nei giorni scorsi, il fact checking sulle dichiarazioni di Italia Nostra oggi è la volta del Codacons che, in una nota diffusa nella mattinata, ha annunciato un esposto contro il sindaco di Roma, Virginia Raggi, circa la secretazione della relazione del Politecnico di Torino sulla mobilità del progetto Stadio della Roma. Di seguito il testo del Codacons: “Il comune non può imporre il segreto su un atto di importanza vitale per la città e per i cittadini – spiega il presidente Carlo Rienzi –. per tale motivo presenteremo un esposto in procura chiedendo di accertare se la decisione del sindaco Raggi di secretare il documento in questione possa configurare l’ipotesi di omissione di atti dovuti, in relazione alla mancata trasparenza a danno della collettività”.
Qualsiasi squilibrio che dovesse emergere dalla relazione del Politecnico confermerebbe la presenza di speculazioni e di interessi privati più volte da noi denunciati – prosegue il Codacons – una situazione che finirebbe per danneggiare gli stessi tifosi della Roma e che potrebbe portare a nuove azioni legali per bloccare la realizzazione dell’opera. Per tale motivo riteniamo che il Campidoglio debba abbandonare il progetto di Tor di Valle, che presenta troppe criticità e troppe situazioni che rischiano di bloccare l’opera, e regalare alla città e ai tifosi un nuovo stadio su siti alternativi già individuati da studi realizzati dal Codacons e dal Tavolo della Libera Urbanistica, come l’area di fronte al Luneur, la Fiera di Roma e lo Stadio Flaminio. Siti che permetterebbero di realizzare lo stadio sfruttando terreni e strutture ad oggi inutilizzate, senza costi per la collettività e senza possibilità di speculazione da parte dei privati – conclude l’associazione.”
FACT CHECKING – Il Campidoglio non ha effettivamente imposto il segreto. La relazione è arrivata ieri pomeriggio e non esiste alcuna legge che obblighi il Comune a rendere immediatamente noto il contenuto del testo. Il segreto è stato imposto all’epoca della redazione e poi sottoscrizione del contratto fra Comune (Dipartimento Mobilità) e Politecnico. Era all’epoca che il Codacons avrebbe dovuto far sentire la sua voce. Presenteremo un esposto in procura chiedendo di accertare se la decisione del sindaco Raggi di secretare il documento in questione possa configurare l’ipotesi di omissione di atti dovuti. Tralasciando il fatto che di esposti in Procura a firma Codacons sono pieni gli archivi, non è il sindaco ad aver secretato il testo (che, ribadiamo, non lo è ancora stato, banalmente non è ancora stato divulgato) ma, semmai, il direttore del Dipartimento Mobilità, Gian Mario Nardi.
Non è quindi al Sindaco che occorre rivolgersi ma al dott. Nardi e, per farlo, è sufficiente una richiesta di accesso agli atti, come il Codacons dovrebbe ben sapere. Infine, un’annotazione ilare: non esiste il reato di omissione di atti dovuti, al massimo nel nostro ordinamento è prevista l’omissione d’atti d’ufficio, previsto e punito dall’articolo 328 del Codice Penale (Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. Fuori dei casi previsti dal primo comma, il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che entro trenta giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse non compie l’atto del suo ufficio e non risponde per esporre le ragioni del ritardo, è punito con la reclusione fino ad un anno o con la multa fino a milletrentadue euro. Tale richiesta deve essere redatta in forma scritta ed il termine di trenta giorni decorre dalla ricezione della richiesta stessa”.
Una denuncia per questo reato prevede, al netto delle fattispecie previste nel primo capoverso, quanto meno di rivolgere al pubblico ufficiale in questione (Nardi o il Sindaco che sia) la domanda di accesso agli atti… Anche il Codacons, come Italia Nostra, deve aver scambiato un investitore privato per un mecenate benefattore. Sarà interessante capire come il Codacons intenda utilizzare una relazione tecnica priva di qualsiasi rilievo giuridico per intentare azioni legali per bloccare lo Stadio. Non è il Campidoglio ad aver scelto l’area ma il privato ai sensi della legge 147/2013 (art.1, comma 304, lettera a) che pone in capo al privato la facoltà di scegliere il sito e proporlo al Comune che può dissentire con motivazioni inoppugnabili, assentire con prescrizioni (il caso di Tor di Valle), assentire e basta. Allo stesso modo, non essendo Tor di Valle stata scelta dal Campidoglio, non è il Campidoglio che può scegliere all’interno di questa procedura siti alternativi. Ripetendo ancora una volta come spetti al privato individuare l’area su cui realizzare l’intervento e non al pubblico e che la legge italiana riconosce la remunerazione dell’investimento, la ipotetica indicazione di questi tre siti evidenzia tutta l’estrema perizia degli studi effettuati dal Codacons e dal Tavolo della Libera Urbanistica. Vediamoli una volta per tutte:
Stadio Flaminio: impianto piccolo, sottoposto a vincolo architettonico della Soprintendenza e a vincolo d’ingegno a favore degli eredi Nervi. Qualunque intervento di modifica dell’impianto deve ottenere l’assenso di entrambi i soggetti in questione (eredi Nervi e Soprintendenza). Non a caso, nessun progetto avanzato è mai stato effettivamente accolto. La proprietà dell’impianto è del Comune di Roma che, al momento, sta provvedendo alla pulizia del sito in vista di una potenziale cessione alla Federazione Rugby per farne la “Coverciano” della palla ovale. L’impianto, per altro, è privo di sufficienti parcheggi, di aree dove realizzarne e non risponde alle normative di sicurezza pubblica (pre fitraggi e filtraggi) per farne uno stadio di calcio.
Luneur: e del Luna Park che ne facciamo? Per altro, l’area è di 68mila metri quadri, appena il doppio delle dimensioni dello Stadio Olimpico inteso come costruzione, senza nulla di ciò che lo circonda. Il progetto Stadio prevede per la sola parte sportiva una dimensione di 210mila metri quadri fra Stadio e nuova Trigoria, il triplo abbondante dell’area del Luneur.
Fiera di Roma: quale? La nuova o la vecchia? La nuova soffre di problemi di bradisismo come dimostra la chiusura di numerosi padiglioni. Per altro, si tratterebbe di un soggetto compartecipato da Comune, Regione e Camera di Commercio. La vecchia Fiera di Roma, sulla Colombo, è di 76.139 metri quadri, 2,7 volte più piccola dell’area del solo Stadio+Trigoria del progetto Tor di Valle.
Come si vede nessuno dei tre siti indicati (quattro se vogliamo includere nel concetto vago di Fiera di Roma sia la Nuova che la Vecchia Fiera) è adatto a realizzare il progetto Stadio. E parliamo del solo progetto sportivo, escludendo qualunque pertinenza commerciale o direzionale e i relativi parcheggi. Come per Italia Nostra, questo è l’ennesimo comunicato buono per 5 minuti di visibilità.