Se parliamo di calcio considerando le circostanze, il momento, l’avversario e anche il fatto che in questa stagione non siamo mai stati il Brasile forse è stata la miglior Roma della stagione. Se parliamo di sentimenti non parliamo perché l’emozione non ha voce e stanotte da un certo punto in poi non ce l’ha avuta per davvero. Se parliamo di sentimenti è un casino. Con la coreografia che commuove, poi la contestazione presente, poi quella assente, chi se ne va (la totalità dei gruppi tranne i Fedayn), chi resta, chi magari non se ne voleva andare ma è uscito, chi magari non voleva rimanere ma è rimasto, la giusta giustissima richiesta di rispetto e la sacrosanta necessità di far vedere cosa avevamo dentro a chi evidentemente ha tenuto gli occhi chiusi.
Poi alla luce della partita giocata ieri la rabbia per la prova di Firenze aumenta ancora. Pure tanto. Perché sottolinea l’errore di aver sottovalutato, di non aver capito che per i tifosi della Roma la partita che contava, che valeva per mille significati era soprattutto quella del Franchi piuttosto che questa pure ovviamente fondamentale per la Champions. Anzi, meglio, che contavano tutte, perché conta sempre quando gioca la Roma. E tu non puoi perdere in quel modo. E non puoi far finta di niente. Solo questo, più che una specie di derby fra chi è ancora attaccato al calcio che è sempre stato, la Coppa Italia, la voglia sacrosanta di cercare di vincere, e il piazzamento da tanti tanti soldi sicuramente necessarissimo al calcio di oggi ma molto meno al nostro cuore. 8…9
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