Alla conferenza di ieri mattina, indetta senza prima distribuire il parere finale del Politecnico di Torino, erano in tre. Eccoli: il capogruppo 5S Giuliano Pacetti e i consiglieri Pietro Calabrese e Francesco Ardu. Seduti nelle prime file, a poche seggiole di distanza dal vicepresidente della Roma Mauro Baldissoni, erano gli unici rappresentanti pentastellati allo show della sindaca Virginia Raggi. Una claque che si è prodotta in due timidi applausi nonostante l’atmosfera di grande festa per il «sì» allo stadio. Perché l’entusiasmo della prima cittadina, che lunedì sera ha spinto pure per indire un consiglio straordinario su Tor di Valle il 21 febbraio, non è condiviso da tutta la sua maggioranza.
C’è chi si è stufato di parlare di stadio, come lo stesso Calabrese: «Ora speriamo che il dipartimento urbanistica possa lavorare anche su altro. Lo stadio serve? Per legge non si può tornare indietro». C’è poi chi cerca di tenere la barra a dritta: «Il Politecnico ha fissato dei paletti — spiegava ieri l’altro grillino Andrea Coia — ora vanno rispettati». Il tema è riaffiorato ieri sera in una riunione con gli assessori: «Dobbiamo parlarne assieme», diceva Gemma Guerrini prima del vertice. Poco, ma comunque qualcosa in più del rifiuto di rispondere a qualsiasi domanda sullo stadio del vicesindaco Luca Bergamo. Alla buvette era con l’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori.
Anche lui di poche parole, si era aperto in mattinata dopo l’evento di Confcooperative: «Non ci sono problemi. La Regione? Non si metterà di trasverso per potenziare la Roma-Lido». Lo stesso non si può dire per i consiglieri. Quando l’inchiesta su Tor di Valle toccò l’ex capogruppo Paolo Ferrara, ancora indagato per corruzione, ad avere dubbi erano in sei: Grancio (poi uscita dal gruppo), Montella, Guerrini, Zotta, Donati e Tranchina. Al pari dei colleghi, dovranno capire di nuovo come comportarsi.