C’è chi la chiama maledizione e chi, invece, tira in ballo il dna. L’unica certezza è che la Roma, storicamente, fallisce il 75% delle occasioni per fare il salto definitivo di qualità. Cambiano i giocatori, gli allenatori e le presidenze, ma non cambia il finale amaro per i tifosi (ieri 4.000, straordinari per incitamento). Manca sempre un gradino per arrivare in cima e la grande sfida di Spalletti sarà proprio questa. Ci riuscirà? In questo campionato le gare contro Inter e Napoli hanno detto che si può fare, Cagliari ed Empoli no. «Siamo poco allupati — ha detto scherzando ma non troppo —. Pensiamo che per far gol bisogna essere bellissimi e invece basta essere belli». A Empoli è andato in onda un film già visto. Il miglior attacco del campionato (26 gol) si blocca e Luciano da Montespertoli conosce il primo 0-0 da quando è tornato sulla panchina giallorossa. Il risultato, come capita soltanto nel calcio, ha una sua assurda logica. La Roma naturalmente poteva vincere, visto che Skorupski (un ex) è stato almeno tre volte miracoloso e che il bravissimo Pasqual ha salvato sulla riga un colpo di testa di Dzeko a tempo scaduto. L’Empoli, però, non ha rubato nulla. Ha messo in campo il poco che aveva, ma con il massimo impegno. Per questo i suoi giocatori meritano tutti un voto alto.
Nel secondo tempo, dopo aver sofferto nel primo, i toscani hanno avuto le occasioni per segnare ma Gilardino, Pucciarelli e soprattutto Maccarone hanno dimostrato, con errori marchiani, perché l’Empoli è ancora fermo a 2 gol segnati. Con certi errori sarà difficile salvarsi, ma il segnale di una squadra viva c’è stato. La Roma era alla ricerca della quinta vittoria consecutiva in campionato e, dovendo affrontare Veseli, Bellusci, Costa e Pasqual, non sembrava un’impresa titanica. La vittoria della Juventus contro il Napoli, nel big match di sabato sera, aveva cancellato la possibilità di salire in testa alla classifica, dove i giallorossi mancano dal 28 ottobre 2015, ma aveva dato la chance di volare a +5 sul Napoli. Non si può dire che la Roma non abbia avuto occasioni — o che le tante assenze non abbiano pesato —, però resta un’impressione dal retrogusto amaro: venduto Pjanic e con Totti quarantenne (ieri assente per un risentimento al flessore della coscia sinistra), la Roma resta legata a filo doppio alle invenzioni di Perotti, soprattutto quando si affrontano squadre che si chiudono. L’argentino, che veniva da un infortunio muscolare, ieri ha giocato solo gli ultimi minuti e non ha potuto incidere. Il centrocampo con Paredes e De Rossi non ha mai avuto il cambio di ritmo necessario e Salah è incappato in una giornataccia. Prima della pausa per le nazionali la Roma affronterà in casa il Bologna (senza Destro e Verdi). Vincere è di nuovo un imperativo categorico, perché la Juve giocherà anche male, ma è a +4. E i treni non ripassano.