C’è un ostacolo in più sulla strada che porta al nuovo stadio della Roma. Letteralmente, perché il Campidoglio è stato chiaro con il club giallorosso: sull’unificazione di via del Mare e di via Ostiense non si transige. Le due direttrici andranno riunite anche nel tratto tra viale Marconi e l’area di Tor di Valle scelta per la realizzazione della futura casa dei romanisti. Un’unica linea retta, mentre ora le due strade si dividono per centinaia di metri all’altezza della metro Magliana per poi ricongiungersi. Il problema è che in quel tratto ci sono case, un’autorimessa e una carrozzeria. La soluzione prospettata nella riunione di lunedì da palazzo Senatorio ai privati? L’esproprio e poi la demolizione di abitazioni e capannoni per far spazio alla nuova viabilità.
Un’impresa non da poco per tempi e costi. Ma l’unico modo, secondo l’amministrazione capitolina, per portare a casa una convenzione urbanistica accettabile. Nel documento conclusivo che passerà al vaglio del consiglio comunale ci sarà anche la ricostruzione delle tribune del vecchio ippodromo — oggi un rudere — disegnato da Julio Lafuente per le Olimpiadi del 1960. A gestire per 30 anni la riproduzione della storica location di Febbre da Cavallo sarà la Roma. James Pallotta, presidente del club, spendendo circa 105 milioni di euro farà presto suoi i terreni di Tor di Valle ora della Eurnova di Luca Parnasi, il costruttore in attesa di processo nell’inchiesta per corruzione sullo stadio. E con gli appezzamenti pagati 42 milioni dall’imprenditore, la società di Trigoria si intesterà anche l’intero progetto.
Un piano su cui entro 10 giorni, dopo il «catastrofico» parere del Politecnico di Torino, si chiuderà la due diligence dei manager capitolini: non dovrebbero saltare fuori nuovi intoppi. Per gli uffici l’iter non è stato toccato dall’inchiesta e si può andare avanti. A patto che vengano rispettate le condizioni poste sulla mobilità. Richieste che, così si mormora in Campidoglio, potrebbero far slittare l’apertura dell’impianto oltre il 2023. Che l’inaugurazione avvenga prima o dopo quella data, poco importa per Paolo Berdini. L’ex assessore all’Urbanistica della giunta Raggi ieri è tornato in Campidoglio per esporre tutti i suoi dubbi sull’operazione di Tor di Valle: «Sfido la maggioranza a votare certi atti (domani è in programma un consiglio straordinario, ndr) perché avranno conseguenze personali interminabili».
Per il progettista che ha lasciato il Comune in polemica con i 5S le prescrizioni del Politecnico sono irricevibili: «È un falso. Scrivono di quattro binari in più nella stazione di Magliana e altrettanti a Tor di Valle per potenziare i trasporti via treno. Non si può fare. Vuol dire demolire decine di palazzi. Se ci sarà il via libera del consiglio, andrò in procura. La giunta? Ha tradito le promesse elettorali»