Duemila chilometri, tra Herning e Roma, due mondi diversi, neppure minimamente paralleli: la Primavera giallorossa è venuta a giocarsi il playoff che garantisce l’accesso agli ottavi di Youth League, a casa dei danesi del Midtjylland (traduzione tolkeniana: «Terra di Mezzo») in un paese di neppure 60.000 abitanti, buona parte dislocati in quelle belle casette di mattoni rossi a un piano che fanno tanto Nord Europa, con ampie vetrate da cui puoi spiare la placida vita degli abitanti all’interno.
Non solo non c’è un volo diretto per Roma – si passa per Amsterdam, tre quarti d’ora e sei qui – ma non c’è neppure un collegamento diretto con l’aeroporto di Billund, noto più che altro perché da queste parti c’è il parco a tema dei mattoncini Lego: se vuoi venire a vedere la squadra in cui Sabatini ai tempi del Palermo scovò Simon Kjaer, dovresti andare a Nord, con appena una leggera deviazione verso Ovest, rispetto al piccolo scalo dove ancora ti fanno scendere sulla pista, e defluire a piedi. E invece ti dicono che l’unica alternativa è prendere un pullman che porta a Vejle, direzione Est-Est-Sud, e poi un treno di pendolari verso Nord: vedi un sacco di verde, perdi un sacco di tempo, che puoi ingannare contando i cigni, e se ti capita pure qualche cervo che esce di foresta, e poi arrivi dove gioca il Midtjylland.
La città, ovviamente, perché lo stadio è ancora un po’ più fuori, 2-3 km tra di capannoni industriali, rispetto ai villini di cui sopra. Ma ne vale la pena, perché la MCH Arena dove due giorni fa la prima squadra ha battuto 2-1 l’Aalborg e dove si giocherà oggi (ore 14, diretta Sky, rigori in caso di parità al 90′) è un impianto piccolo (11.800 spettatori) ma moderno, costruito 15 anni fa, all’interno di un grande polo di impiantistica sportiva. Anche la squadra è recente: fondata nel 1999, due scudetti vinti e il ruolo di unica credibile rivale del Copenhagen capolista (3 punti in meno rispetto agli ex compagni di Robin Olsen, la terza ne ha 21…), ha già una bella tradizione a livello giovanile.
Parla Alberto De Rossi (…)
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