La vittoria strappata nei minuti finali al «Benito Stirpe» non cancella le difficoltà della Roma. Anche contro il Frosinone penultimo in classifica si sono palesati i limiti ormai evidenti di una squadra incapace di tenere la porta blindata. Se è vero che si attacca e si difende in undici, è altrettanto vero che la difesa romanista, baluardo nella scorsa stagione, si è trasformata in un buco nero da cui è difficile non essere inghiottiti.
Nella settimana più importante della stagione giallorossa – sabato c’è il derby e il 6 marzo il ritorno degli ottavi di finale di Champions League contro il Poro – i numeri fanno spavento e c’è il rischio, se non la certezza, che possa mancare l’ultima sentinella che veglia la porta difesa da Robin Olsen. Kostas Manolas, uscito in barella dallo Stirpe, verrà sottoposto tra oggi e domani a esami approfonditi (ieri prima ecografia a Trigoria) del caso per capire le condizioni della caviglia destra, ieri ancora gonfia a causa di una distorsione.
Gli esami strumentali daranno un quadro più chiaro e definito sia (dell’entità dell’infortunio del centrale greco, sia di conseguenza dei tempi di recupero. Al momento sembra impossibile che Di Francesco possa averlo a disposizione perla stracittadina mentre esiste qualche possibilità perla gara di Champions. Il greco anche in questa stagione si è distinto in positivo salvando in più occasioni la porta giallorossa, incarnando il ruolo di leader incontrastato della difesa e sopperendo troppo spesso alle lacune dei suoi compagni di reparto.
La sua assenza sarà pesantissima nello scacchiere del tecnico abruzzese. Non che ora il rapporto tra gol incassati e reti segnati sorrida ai giallorossi: se Dzeko e compagni si piazzano al terzo posto tra gli attacchi più prolifici del campionato (49 le reti all’attivo) – con 312 tiri indirizzati verso la porta -, le reti subite dai giallorossi – ben 33 al netto delle 83 parate del portiere – piazzano la Roma al decimo posto di questa speciale classifica. I numeri, paragonati a quelli della passata stagione, fanno rabbrividire.
Lo scorso anno, con Alisson in porta, la squadra capitolina incassò 28 reti in campionato – cinque in meno delle attuali con 13 partite ancora da giocare – collezionando 17 «clean sheet» a cui va sommato quello portato a casa da Skorupski nell’unica occasione in cui è stato schierato titolare. Olsen e Mirante hanno tenuto la rete inviolata appena 5 volte. Al di là delle qualità degli interpreti e del cambio di estremo difensore, è chiaro che gli equilibri cercati da Eusebio Di Francesco abbiano subito uno scossone che va ben oltre l’avvicendamento Alisson-Olsen e il lungo periodo di appannamento di Federico Fazio, apparso in grande difficoltà rispetto alla scorsa stagione.
Nonostante questo, gli obiettivi minimi in casa Roma sono ancora ampiamente alla portata: i giallorossi sono quinti in classifica a una sola lunghezza dal Milan che occupa l’ultimo posto Champions e al Do Dragao De Rossi e compagni si presenteranno con la possibilità di guadagnare i quarti della massima competizione europea con due risultati a disposizione, entrando nelle prime otto d’Europa perla seconda volta consecutiva (e lo scorso anno ci fu addirittura l’ingresso nelle migliori quattro). Dieci giorni in cui si deciderà il futuro: per far sì che sia roseo, la Roma non può sbagliare.