All’esonero si somma ancora il ritorno. Mai da escludere a Trigoria, anche perché, come spesso cantano i tifosi giallorossi, il passato non si dimentica. Claudio Ranieri, anche se manca l’annuncio ufficiale di Pallotta, è il nuovo allenatore della Roma. Rientra a Trigoria, come hanno già fatto con la proprietà Usa, Zdenek Zeman nel giugno del 2012 e Luciano Spalletti nel gennaio del 2016. Il tecnico di San Saba, frequentatore da ragazzo di Testaccio dovè il papà ha avuto per anni la sua macelleria, prende il posto di Di Francesco. In comune, al momento di passarsi il testimone, hanno il fresco licenziamento. Il romano ha appena lasciato il Fuhlam, esperienza iniziata solo nel novembre scorso e finita presto con 11 sconfitte e appena 3 successi in 16 partite. Il pescarese, sotto contratto fino al 30 giugno 2020, esce di scena dopo l’eliminazione in Champions. Dal 23 settembre, però, è stato sempre in bilico: 11 ko in 36 match, fatali soprattutto il 7 a 1 di Firenze in Coppa Italia e il 3 a 0 di sabato nel derby. Precario dal 5° turno del girone d’andata al ritorno degli ottavi di mercoledì a Oporto.
ADDIO POSTDATATO A fine pomeriggio, il divorzio. Nel comunicato della Roma, il saluto all’allenatore, sollevato dall’incarico dopo l’incontro con il vicepresidente Baldissoni e l’ad Fienga. «Da parte mia e di tutta l’AS Roma, vorrei ringraziare Eusebio per l’impegno profuso. Ha sempre lavorato con un atteggiamento professionale e ha messo al primo posto gli interessi del Club rispetto a quelli personali. Gli auguriamo il meglio per la sua carriera» l’addio misurato di Pallotta. Che si è imposto nella notte. E che lo avrebbe però cacciato già 5 mesi e mezzo fa, subito dopo la sconfitta contro il Bologna al Dall’Ara. Fuori Di Francesco, entra Ranieri. Mister derby: 4 su 4 vinti. Sbarca, in tarda mattinata, a Fiumicino. Da Londra, passando per l’aeroporto Leonardo da Vinci, direttamente a Trigoria. L’allenamento è stato spostato nel pomeriggio proprio per dare la possibilità al nuovo tecnico di dirigerlo. Lasciano, con Eusebio, pure 6 dei 7 collaboratori. In 3 seguono Claudio: gli assistenti Paolo Benetti e Carlo Cornacchia, più il preparatore Andrea Azzalin. Dovrebbero essere sufficienti per le ultime 12 partite. E per tentare la rimonta in classifica e prendersi quel 4° posto vitale per la proprietà Usa.
PROFILO SCONTATO «Sono felice». Ranieri, 68 anni, di rimonte se ne intende. Entusiasmante quella con la Roma nella stagione 2009-2010 contro l’Inter di Mourinho, fino a qualche anno fa suo grande nemico. I nerazzurri festeggiarono il triplete, ma Claudio, subentrando al 3° turno a Spalletti, partì ultimo e senza punti, debuttò vincendo 2 a 1 a Siena il 13 settembre 2009 e arrivò in vetta alla classifica l’11 aprile del 2010, battendo 2 a 1 l’Atalanta. Mai la Roma, dal 2001, è stata così vicina allo scudetto. In testa fino alla quart’ultima giornata: ko del 25 aprile all’Olimpico contro la Sampdoria degli ex Del Neri e Cassano. Perse contro Mou pure la finale di Coppa Italia. Andò via l’anno dopo, l’11 febbraio 2011, per il crollo di Marassi contro il Genoa: 0-3 all’intervallo, 4-3 alla fine. In Premier, prima di essere esonerato in Francia dal Nantes e a Londra dal Fulham, ha vinto l’unico scudetto con il Leicester nel 2016. È il 7° allenatore in 8 anni. E accetta, unico tra gli interpellati, di fare il traghettatore per nemmeno 3 mesi. Fino al 26 maggio. Decisivo, pure se si è speso fino all’ultimo per Eusebio, il parere di Totti, che ha subito sentito Ranieri. Baldini, pur dando l’ok per Claudio (telefonata di qualche giorno fa), non va dunque a dama. Sousa sceglie il Bordeaux, anche perché il contratto sarà di 2 anni e mezzo. Donadoni si sfila. Ranieri no. In cambio ha la promessa di entrare nel management giallorosso.