Adesso che il giorno è arrivato sembra di entrare in una vasca d’acqua fredda. Stai lì sul bordo, immergi un alluce, ti ritrai di scatto. Torni ad avvicinarti. La Conferenza dei Servizi, perdonate le maiuscole, è perigliosa e senza uscita di sicurezza. Comincia oggi, si chiude il 6 febbraio – più o meno: non stiamo a cavillare sui foglietti del calendario, ma per la legge è lì che scadono i termini – e da quel momento il nuovo stadio della Roma o comincia a prendere materialmente forma oppure evapora.
PRUDENZA – Nicola Zingaretti, il presidente della Regione Lazio, ieri ha varato l’ultima parte dell’iter annunciando un’operazione di trasparenza: i 4.800 documenti, per complessivi 30 gigabyte, le relazioni della Conferenza dei Servizi nel giro di 48 ore dalle riunioni, tutte le informazioni pubbliche disponibili vanno sul sito www.regione.lazio.it/trasparenzastadio in una veste grafica facilmente navigabile. Zingaretti ci mette l’entusiasmo concesso a un amministratore pubblico chiamato oltretutto a fare da arbitro: «Secondo noi è un’opportunità. Vogliamo che il progetto venga realizzato». Badando a tenersi lontano dall’acqua fredda: «La Regione ha fatto e farà la sua parte, sorveglieremo sulla legalità e sui tempi. Il resto dipende da chi ha proposto lo stadio. Noi non siamo stati». Il codice di Zingaretti in questo caso è politico. Chi ha proposto lo stadio in ultima analisi è il Comune di Roma. Che adesso con la maggioranza Cinque Stelle e l’assessore Paolo Berdini deve decidere che cosa fare di questa scomoda eredità ricevuta dall’amministrazione di Ignazio Marino. Per adesso continuano a giocare di melina, cominciando da Berdini che ancora ieri ha avvertito: «Vedo molta impazienza da parte della Regione. Dorma tranquilla. Alla chiusura della conferenza dei Servizi il Campidoglio avrà 90 giorni di tempo per valutare l’interesse pubblico del progetto, a quel punto daremo il nostro parere sullo stadio». Dalla Regione ribattono che non è così, che i 90 giorni di cui parla Berdini non esistono o meglio decorrono da quando la Roma ha consegnato il progetto al Comune e quindi sono sfumati insieme con l’estate. Aggiungendo che non ha alcun senso aprire la Conferenza dei Servizi per poi sentirsi dire magari a gennaio (la maggioranza si è presa tempo sino a fine anno) che non se ne fa più niente. Michele Civita in Regione ha la responsabilità delle politiche territoriali ed è tra quelli che non ne può più: «Se il Comune votasse contro la variante urbanistica si bloccherebbe tutto l’iter. D’altra parte, noi dobbiamo sorvegliare affinché si realizzino opere strutturali che giovino a tutta la città». Civita fa poi notare come le opere private che sfondano il tetto del piano regolatore, compresi i famigerati grattacieli aborriti dall’amministrazione comunale, facciano parte di un piano finanziario posto alla base dell’intero progetto.
PUNTO DI NON RITORNO – L’acqua, insomma, è fredda davvero. Così la Conferenza dei Servizi, a cui partecipa anche il governo, diventa un frullatore in cui si cercherà di amalgamare ingredienti in partenza incompatibili tra loro. E interessi politici contrapposti, anche. Zingaretti in materia non è esplicito ma quasi: «I giochi sono finiti, ciascuno si prenda le proprie responsabilità. Se il Comune intende ripensarci e bloccare il progetto può farlo, ma con atti amministrativi e non attraverso dichiarazioni alla stampa». Una marcia indietro spingerebbe la Roma a una richiesta di risarcimento. Viceversa, la delibera che in teoria chiuderà la Conferenza dei Servizi sarebbe il punto di non ritorno. Seguirebbe un mese per la stesura della convenzione urbanistica, poi via ai cantieri. In realtà tenendo conto dei probabili incidenti di percorso burocratici è saggio prevedere l’inizio dei lavori tra estate e autunno 2017. La procedura avviata dalla Roma ha aperto la via ad altri. Claudio Lotito all’inaugurazione della Nuvola ha incontrato il sindaco Virginia Raggi e ha parlato dello stadio della Lazio. Altri contatti a breve.