Quando, come accaduto ieri, la Lazio demolisce in scioltezza il Parma a conferma delle sue notevoli qualità tecniche, sale il rammarico per le tante occasioni perse in campo e al calciomercato. Con un pizzico di continuità e spregiudicatezza in più, la squadra di Inzaghi sarebbe tranquillamente affiancata alle milanesi; e con uno sforzo economico superiore, il club avrebbe dato all’allenatore una rosa più competitiva e in grado di gestire meglio infortuni e cali di forma. Se la Lazio è diventata l’alternativa più credibile alle milanesi, la Roma è tristemente avviata verso il fallimento totale della stagione.
L’ennesima deprimente prestazione di Ferrara allontana qualsiasi speranza per le prossime 10 gare. La crisi non riguarda solo la sfera tecnica,ma coinvolge l’intera società. La Roma è diventata una grande azienda, ma sempre calcio produce. E, in questo, i risultati sono stati modesti: zero trofei e piazzamenti a distanze siderali dalla Juventus. Smontando e rimontando la rosa ogni anno, cambiando allenatori e filosofie calcistiche, il risultato è stato aver disorientato i tifosi,disillusi e disamorati, e far sentire i calciatori soltanto di passaggio.
Servirebbe avere una strategia vera e condivisa, ma chi si occuperà adesso di ricostruire la squadra e scegliere il nuovo allenatore? Che ruolo ha Totti? A decidere saranno Baldissoni, Fienga o Baldini? Caro presidente Pallotta a chi dobbiamo chiedere?