Fatevene una ragione. Lo Stadio della Roma si farà. Con troppi “se” e altrettanti “ma”, è evidente. Quelli che ne stanno dilatando i tempi a livelli fantascientifici: sette anni e oltre dall’inizio dell’iter. Ma si farà, statene certi, e allora in tanti dovranno chiedersi a cosa sarà servito disseminare ostacoli più o meno a orologeria, se non a perdere ulteriore credibilità.
Una domanda esistenziale che prima o poi dovranno porsi tutti i contrari per principio; gli scettici; gli antitetici di maniera, per tifo, scelta di vita, antipatia congenita o instillata. Ovvero coloro che a vario titolo – o anche senza – hanno provato a fare sgambetti a più riprese e nei modi più fantasiosi. Cose che voi umani non potreste immaginare. Altro che Bastioni di Orione e Porte di Tannhäuser. Qui si è passati dalla difesa di un ecosistema basato su ratti, olezzi da discarica e siringhe usate, alla tutela di macerie di vecchie tribune abbandonate; da catastrofismi su imminenti esondazioni, a salvaguardia di fantomatici skyliner. Qui ci hanno messo la bocca tutti, ma proprio tutti (perché poi si sa, nell’epoca dell’apparenza sopra ogni cosa, il famoso quarto d’ora di notorietà non si nega a nessuno). (…)
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