La posizione della Roma è di attesa, forte di un diritto acquisito che non potrà essere cancellato dalla tanto attesa votazione della variante e della convenzione urbanistica. Pallotta e Baldissoni ritengono che ci siano tutti i presupposti per andare avanti con lo stadio di Tor di Valle. Non ci sono legami tra le due inchieste giudiziarie che hanno portato scompiglio nel M5S negli ultimi mesi. Il procedimento amministrativo ha una sua vita giuridica ed oggettiva e non ha nulla a che vedere con persone che hanno problemi con la giustizia.
Quel procedimento, che ha avuto l’imprimatur della Conferenza dei servizi decisoria, secondo la Roma non si può fermare. Questa nuova inchiesta non ha portato ad elementi giuridici nuovi. Ciò che lega De Vito allo stadio è sempre e solo Parnasi. Mentre l’operazione Rinascimento ha avuto l’impianto di Tor di Valle al centro dell’inchiesta, questa nuova indagine che ha portato in carcere De Vito è solo lontanamente legata allo stadio. Nelle intercettazioni si evidenzia un interesse di Parnasi a realizzare un palazzetto per il basket nell’area dell’ex Fiera di Roma. Sullo stadio della Roma non ci sono atti nuovi emersi dall’inchiesta.
DANNO ERARIALE – L’assemblea capitolina ha già votato due volte la delibera di pubblico interesse, la prima con Marino, la seconda con la Raggi, dopo la profonda modifica del progetto iniziale. Poi c’è stata una conferenza dei servizi decisoria. Secondo la Roma non si può tornare indietro in modo discrezionale. Si ravviserebbe un danno erariale verso la città e un danno civilistico nei confronti dei proponenti. Non ci sono elementi giudiziari nuovi che possono mettere in discussione un atto amministrativo già avviato. Se i consiglieri del Movimento Cinque Stelle cambiano idea si arriverà di sicuro a un contenzioso legale. La Roma paga ogni giorno professionisti che lavorano al progetto, per il quale sono già stati spesi finora 75 milioni, l’investimento complessivo previsto è di un miliardo di euro.
Ci sarebbe poi da quantificare il guadagno atteso. L’inchiesta sullo stadio è vecchia e aveva già superato la prima due diligence voluta dalla Raggi. Nella nuova indagine non ci sono intercettazioni che evidenziano reati riguardanti il filone dello stadio. La Procura per due volte ha affermato che non ci sono atti viziati, ma per i milioni spesi finora e l’investimento previsto porteranno la Roma a tutelarsi in tutte le sedi. Il Comune dovrà bloccare un fondo rischi di circa un terzo dell’investimento complessivo previsto, vale a dire circa 300 milioni, spalmabile negli anni. Un’azione di risarcimento avrebbe comunque tempi lunghissimi. Andrebbe avanti per anni ed è impossibile prevedere quale sarà la conclusione. (…)
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