Dzeko lancia la Roma verso i sedicesimi di Europa League (basta un punto). La differenza anche contro l’Austria Vienna, come spesso è successo in campionato, la fa il centravanti che segna (12 gol stagionali) e aiuta chi ha vicino a imitarlo: 4 a 2 all’Happel Stadion e qualificazione quasi in cassaforte, grazie al primo posto in solitudine nel gruppo E con 3 punti di vantaggio proprio sulla formazione di Fink. I giallorossi ritrovano il successo in trasferta dopo 7 viaggi a vuoto: l’ultima vittoria a Rotterdam contro il Feyenoord, il 26 febbraio del 2015, sempre in questa competizione.
ATTACCO ESAGERATO – Il simbolo della Roma è il suo finalizzatore. Che trascina il gruppo e migliora il reparto offensivo. Spalletti ne prende atto e conta i gol: 12 in 4 gare di Europa League e addirittura 39 in 17 partite, contando anche i 26 in campionato e 1 nei playoff di Champions. La Roma, insomma, cancella subito lo 0 a 0 di domenica a Empoli e si scatena a Vienna, dove non si limita a costruire chance. Stavolta raccoglie, dando un senso al lavoro del suo allenatore. Che si presenta in Austria con i giocatori contati. Al tempo stesso, però, non si affida al turnover. Dentro i migliori a disposizione, lasciando in panchina solo Salah. Rischia perché vuole mettere al sicuro la promozione ai sedicesimi e dedicarsi all’inseguimento alla Juve. Anche Prohaska, centrocampista del 2° scudetto, gli consiglia in pubblico, durante l’intervallo, di andare all’attacco dei bianconeri perché può essere l’anno buono: i 2500 tifosi arrivati dalla capitale concordano e applaudono il campione d’Italia dell’83. Il piano, studiato prima della partenza, funziona comunque alla grande. Il toscano finalmente torna a festeggiare con i giallorossi fuori casa pure nelle coppe continentali: l’ultimo sorriso il 7 a 1 a Kosice del 27 agosto 2009.
SOLITO COPIONE – Spalletti è senza 7 difensori. Ma, per non far perdere alla Roma la sua identità, insiste sul 4-2-3-1. Che è il sistema di gioco con cui spopolò anche in Europa nella sua prima avventura in giallorosso. Fazio, l’ultimo indisponibile della lunga lista, non recupera e va in panchina. Dietro arretra De Rossi, nella linea a 4, come accadde all’Olimpico nella sera dell’addio alla Champions contro il Porto. L’inizio della gara fa pensare proprio a quella del 23 agosto finita malissimo per il capitano (espulso) e per tutti gli altri. Si addormenta Juan Jesus a sinistra, non trova il pallone Alisson, Ruediger non sa più che fare e Kayode firma il vantaggio quando non sono ancora passati 2 minuti. La Roma, all’estero, prende gol da 18 partite, dopo lo 0 a 3 del 9 dicembre 2009 a Sofia contro il Cska. E, con il reparto largamente incompleto, non è certo la sera in cui si può chiedere di non incassarne. La Roma, però, è viva. Ringhiosa come l’ha definita il suo tecnico alla vigilia. Il freddo c’è, 4° gradi, ma Peres scalda i muscoli, sprintando a destra, e fa quello che gli chiede Spalletti. Eccolo che prepara subito l’assist per il pari di Dzeko. Il fluidificante continua a spingere, El Shaarawy non ne approfitta. Ma, dal corner di Paredes, riappare il centravanti. Colpo di testa che, ben piazzato nell’angolo, è respinto male da Martschinko. De Rossi, al rientro dopo i 3 turni di squalifica, ringrazia e fa gol a porta vuota: l’ultima rete in Europa a Leverkusen, contro il Bayer in Champions, il 20 ottobre dell’anno scorso. Quella sera è anche l’ultima volta di 4 gol all’estero dei giallorossi.
SENZA STORIA – Paredes cresce e la Roma prende il largo nella ripresa. Bis di Dzeko per il 3 a 1 su lancio di El Shaarawy: è la doppietta numero 4 in stagione, contando anche quella con la Bosnia contro Cipro. Si sblocca con la maglia giallorossa, dunque, anche in Europa. Nainggolan festeggia, invece, la sua prima rete nelle coppe continentali. Entrano Gerson e Iturbe, giusto per assistere alla rete di Grünwald dopo il liscio di Strootman. Spalletti vorrebbe far debuttare De Santis. Sarà per la prossima volta.