Eutanasia di una squadra. Chissà se anche Ancelotti, senza scalfire la sua professionalità, è rimasto male nel vedere la Roma allo sbando davanti al suo Napoli, che ha passeggiato sulle rovine capitoline. Carletto, dentro l’Olimpico, aveva giocato in squadre ben diverse. Non c’è stata partita e ogni confronto è improponibile. Milik è arrivato a 16 gol e quello che ha aperto la gara dopo due minuti è stato un capolavoro di tecnica, mentre Dzeko ha arrancato per tutta la gara; Koulibaly è stato il solito gigante, la difesa della Roma si è aperta ogni volta che il Napoli ha verticalizzato; Mertens e Verdi sono stati imprendibili, i giallorossi hanno ruminato ritmi lenti.
Il miss match più simbolico, però, è stato quello tra gli acquisti dell’ultimo mercato: Fabian Ruiz, pagato 30 milioni, ha dominato la gara mentre Nzonzi e Cristante (stesse cifre) sembravano anime in pena. Monchi era l’unico sivigliano a non sapere che nel Betis c’era un campioncino con una clausola di rescissione. Tutto il Napoli era in salute e Zaniolo era in panchina con un virus intestinale un po’ misterioso, che Ranieri ha conosciuto in tutta la sua forza solo due ore prima del via: «Niccolò mi ha detto che preferiva non giocare».
Poi, entrato in campo, ha fatto come gli altri. Il presidente James Pallotta ha tuonato da Boston, dando come sempre colpe agli altri: «Tutti sanno cosa è andato storto quest’anno e per questo abbiamo dovuto cambiare. Ma il tempo delle scuse è finito. La partita con la Spal è inaccettabile, quella contro il Napoli anche peggiore. I giocatori devono lottareemostrare che hanno le palle. Nessuno ha più alibi». Nemmeno lui, verrebbe da dire, confrontando la sua Roma al Napoli di De Laurentiis. Ieri ha rischiato un altro 1-7 come quello di Firenze in Coppa Italia.