La modifica anomala del Piano regolatore, l’utilizzo improprio della legge sugli stadi per ottenere più superficie edificabile da convertire in parcheggi, a discapito delle aree verdi. E ancora: la bancarotta della società che ha venduto alla Eurnova di Luca Parnasi i terreni di Tor di Valle dove edificare il Nuovo stadio della Roma. Tre magistrati al lavoro e cinque inchieste aperte.
Una ha travolto anche la sindaca Virginia Raggi, indagata per abuso d’ufficio. Non è bastata la difesa di Franco Giampaoletti, dg del Campidoglio, a evitare alla prima cittadina la grana della nuova contestazione. Ascoltato dalla pm Elena Neri – che aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, respinta dal gip – Giampaoletti aveva infatti giustificato la procedura con la quale la Raggi avrebbe avallato il progetto bypassando il Consiglio comunale.
Una procedura che il gip Costantino De Robbio, invece, ha ritenuto «un’evidente violazione di legge», ordinando un supplemento di indagini e nuovi interrogatori. Sull’affaire Tor di Valle, però, non c’è solo l’inchiesta a carico della sindaca per le procedure autorizzative. E non ci sono nemmeno solo le due inchieste per corruzione, che hanno portato all’arresto dell’imprenditore Luca Parnasi e del presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito. A piazzale Clodio ci sono altri due fascicoli.
I PERMESSI – Al vaglio del pm Barbara Zuin – già titolare dell’inchiesta sul giro di corruzione targato Parnasi – tre punti cardine: i permessi per costruire rilasciati prima della realizzazione delle opere primarie, la mancata messa in sicurezza dell’area che rientra in una zona a rischio idrogeologico, e l’aumento del tasso di edificabilità, riportato nel progetto di Parnasi e avallato dal Campidoglio.
Nell’altro filone, avviato dal pm Mario Dovinola si procede per bancarotta. Luca Parnasi, tramite la Eurnova srl, avrebbe acquistato sottocosto i terreni a Tor di Valle, concorrendo nel fallimento della società proprietaria, la Sais Spa di Gaetano Papalia. Per il momento, sono sotto inchiesta Parnasi e l’allora rappresentante legale della Sais.
A fare scattare le ultime tre inchieste, le denunce depositate dall’avvocato Edoardo Mobrici legale del Tavolo della libera urbanistica, presieduto dall’architetto Francesco Sanvitto, ora nel mirino dei pentastellati pro stadio. «Mi sono arrivati un sacco di insulti sui social, non da parte dei romanisti, ma dei sedicenti grillini – ha affermato – La nostra associazione, anche quando preparava i programmi per il territorio per il M5S, ha sempre sostenuto una linea di principi e di legalità».
È sempre lui a spiegare le storture nelle procedure: «Quando si sono accorti che il terreno bastava solo per edifici e stadio e non c’era più spazio per verde e parcheggi, cioè gli standard urbanistici di legge, è stata fatta una variante di piano regolatore. La cosa assurda è che, contrariamente a quanto stabilisce la legge nazionale dell’urbanistica, la variante è stata fatta pure da un privato invece che dall’ente pubblico. E senza discussione in Consiglio comunale. È stato saltato un passaggio, per fare più in fretta».
FONTE: Il Messaggero – M. Allegri / A. Pierucci