Il rapporto di sfiducia tra Urbano Cairo e Gianluca Petrachi è cominciato da un po’, ovvero da quando la Roma e lo stesso ds del Toro hanno cominciato a flirtare. Petrachi è finito nel mirino del presidente granata e l’ultima uscita pubblica del dirigente fa capire come lo scenario sia – al momento – chiaro. «Dopo dieci anni di rapporto professionale con il Torino, non credo sia giusto mettere in discussione la mia lealtà e la mia professionalità. Trovo quindi ingiuste le dichiarazioni del presidente Cairo e avrei preferito un chiarimento di persona».
Il presidente del Toro ha sempre evidenziato come il suo dipendente fosse ancora sotto contratto, facendo capire di non gradire l’eventuale scelta di lasciare Torino per Roma. «Sarebbe una cosa grave» se ci fossero contatti con i giallorossi, aveva detto il numero uno granata, parlando di «conflitto di interessi», per via della corsa comune Toro-Roma per la Champions. L’arrivo di Petrachi a Trigoria se ieri era probabile all’ottantacinque per cento, oggi lo è al novantacinque, lasciamo sempre un cinque per cento di defatigante. Lo è specie dopo questa dichiarazione, che sancisce lo strappo definitivo tra lui e Cairo.
«Il rapporto fra il presidente e un suo dirigente deve essere fondato sulla fiducia reciproca e il rispetto per i ruoli. Non capisco in che modo potrebbe concretizzarsi tale conflitto di interessi e l’eventuale avvicinamento di un’altra società è semplicemente la prova che il lavoro svolto sia stato di primo livello e il mio presidente ne dovrebbe solo essere orgoglioso. Cci sarà tempo e modo per scrivere il nostro futuro ma, indipendentemente dalle rispettive scelte, nessuno potrà cancellare la mia correttezza professionale. Mi dispiace constatare, che forse è il presidente Cairo che non ha più fiducia nei miei confronti e ne prendo atto con rammarico».
Preso atto, addio e tante grazie. Petrachi vorrebbe portare a Roma, per solidificare lo staff di mercato (il reggente per ora è Massara) due suoi uomini di fiducia, Pantaleo Longo e Antonio Cavallo, rispettivamente segretario generale al Toro e uomo di riferimento degli osservatori. E’ chiaro che il migliore biglietto di presentazione sarebbe Antonio Conte, suo amico di sempre, oltreché concittadino.
Sappiamo quanto il presidente Pallotta abbia tutte le intenzioni di fare il grande investimento su un big coach e l’ex ct della Nazionale ha il fisico giusto per risolvere un bel po’ di problemi nella Roma, specie quelli evidenziati quest’anno. E’ noto come Conte sia uno dei tecnici più pagati, siamo intorno ai dieci milioni a stagione (proposto un triennale), ma ciò su cui punta il leccese – soldi a parte – è l’avere pieni poteri (tecnici) e di (indicazioni) mercato. La sfida lo affascina, per convincerlo definitivamente ci vuole ancora un po’.
PROGETTO Chi lo conosce bene, vedi Michelangelo Rampulla, ex portiere della Juve e suo compagno di squadra, è pronto a scommettere sulla riuscita del suo lavoro nella Roma. «Ad Antonio piacciono le sfide, l’importante è che ci sia un progetto serio con una continuità. Roma non è una piazza facile, ma a Conte queste sfide piacciono. Inoltre i giallorossi hanno già un’ottima base e buonissimi giocatori. Se la Roma lo prenderà farà un salto di qualità. Lui ha dimostrato sul campo quanto vale».
E questo è chiaro anche ai dirigenti della Roma, che stanno seguendo il percorso anche di altri allenatori, sempre graditi, con Conte c’è Sarri, altro top. In terza battuta, anche – necessariamente – un allenatore di profilo più basso ma pur sempre bravo come Marco Giampaolo. Intanto il giochino del ds sembra scoperto e terminato (con Campos sullo sfondo, sempre più lontano). Manca l’allenatore. Che non è poco. Con Conte si avvierebbe una rivoluzione copernicana.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni