Giuseppe Cionci è indagato – come è stato rivelato dal Fatto – per fatture per operazioni inesistenti, insieme al costruttore Luca Parnasi per pagamenti ricevuti nel 2015 per circa 296 mila euro. Nell’indagine sul costruttore Luca Parnasi ci sono però alcune intercettazioni nelle quali si parla di pagamenti più recenti che Parnasi voleva fare all’imprenditore Cionci. Non solo, a detta di Mauro Baldissoni, Direttore Generale della As Roma, Cionci avrebbe avuto un’interlocuzione con la Regione Lazio sullo stadio.
IL 5 LUGLIO DEL 2017 l’attuale vicepresidente della As Roma parla con il collaboratore di Parnasi, Simone Contasta. Ecco la sintesi dei Carabinieri “Baldissoni dice che perla Regione ha visto Cionci l’altro giorno che gl i ha detto che passa tutti i giorni da Gianfrancesco e che gli sembra positivo. Baldissoni sa che Gianfrancesco (probabilmente Gianni Gianfrancesco, reponsabile del Procedimento per la Regione Lazio sulla questione Stadio, ndr) sta lavorando con Caporilli (Luca Caporilli, braccio destro di Parnasi, ndr) costantemente e pare che non ci siano criticità”.
Sette mesi dopo Luca Parnasi si ricorda del vecchio “Peppe”, come lo chiama lui. Il 14 febbraio del 2018 Parnasi e il collaboratore Gianluca Talone elencano i pagamenti da effettuare a un mese dalle elezioni. Dopo avere ricordato i pagamenti ai partiti (“Lega erano 100 e 100”) dopo avere citato i politici locali e le cifre da dare a ciascuno, ecco che i Carabinieri annotano: “Luca dice che deve fare qualcosa di personale a Peppe sempre sui 50”. In questo contesto cita la società Scomunication Srl, riferibile a Cionci per i pm e presieduta dal figlio. Due giorni dopo, il 16 febbraio 2018, Parnasi torna sul tema con i collaboratori e stavolta è più preciso: “Abbiamo detto Cionci gli fai la Scomunication di 50 poi la Pixie gli fai un contratto come Luca Parnasi e gli inviamo 20”. La citazione di Cionci-Scomunication arriva poco prima di quella sulla Pixie. Cosa è Pixie lo ha spiegato Parnasi ai pm “nell’ultima campagna elettorale Adriano Palozzi (consigliere regionale di FI indagato per corruzione, ndr) mi chiamava continuamente chiedendomi un contributo ed abbiamo concordato il contratto con la Pixie, al fine di giustificare la dazione”.
Poco dopo aver citato le dazioni ai politici, poco dopo la Pixie di Palozzi, usata secondo i pm per una corruzione di un consigliere, Parnasi cita la dazione alla Scomunication della famiglia Cionci. I pm hanno chiesto conto a Parnasi un anno fa di queste sue conversazioni intercettate nel 2018 in cui parlava di pagamenti alla vigilia delle elezioni del 2018 per “Peppe” Cionci e anche dei soldi a lui dati nel 2015, secondo i pm per operazioni inesistenti in tutto o in parte quindi con false fatture. Parnasi ha minimizzato spiegando i pagamento come un aiuto a un amico in difficoltà.
Non risulta che siano state poste domande a Parnasi (o a Cionci o all’architetto Gianfrancesco) sul ruolo avuto nella pratica stadio da Cionci, ruolo di cui parla Mauro Baldissoni nel 2017. Per ora l’inchiesta dei pm romani verte solo sui pagamenti segnalati dall’UIF della Banca d’Italia nell’informativa numero 425446 del 2016 dell’UIF (Ufficio Informazione Finanziaria di Bankitalia) nella quale tra l’altro si ricorda che Cionci “da fonti aperte risulta essere un imprenditore collegato al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti”. L’UIF cita un articolo di stampa del 2015 che riporta le dichiarazioni fatte da Salvatore Buzzi durante il procedimento Mafia Capitale.
L’ex re delle coop sociali diceva che Luca Odevaine (ex capo della Polizia provinciale ai tempi di Zingaretti) gli avrebbe raccontato che per Zingaretti “le operazioni sporche le faceva Cionci” con altri collaboratori. Accuse non riscontrate e de relato tanto che lo stesso Buzzi allora disse: `”lui racconta questi episodi che poi alcune volte sono veri, alcune volte non sono veri”. Nicola Zingaretti nel 2015 disse con forza che erano tutte falsità e anche Cionci ha negato e annunciato querele. L’unico dato certo, come ha raccontato al Fatto anche il suo legale, è che Giuseppe Cionci più di dieci anni fa è stato il mandatario elettorale, cioé l’uomo dei conti `leciti”, di una campagna elettorale di Nicola Zingaretti.
COMUNQUE l’attuale segretario del Pd è indagato per corruzione a Roma ma non per questa storia dei bonifici di Parnasi. Zingaretti è indagato sulla base di una dichiarazione de relato di un imputato in un’inchiesta parallela su un altro giro di presunte false fatture. Un indagato, l’avvocato Giuseppe Calafiore, ha detto ai pm a verbale che Fabrizio Centofanti “era sicuro di non essere arrestato perché riteneva di essere al sicuro in ragione di erogazioni che lui aveva fatto per favorire l’ attività politica di Zingaretti”. Dichiarazioni (de relato, smentite da un altro indagato e mai riscontrate) che ora i pm stanno rileggendo anche alla luce dei bonifici e delle intercettazioni emerse nell’inchiesta Parnasi.
FONTE: Il Fatto Quotidiano – M. Lillo