Quattro giornate al fischio finale del campionato, 12 punti a disposizione, sei squadre in corsa per i due posti Champions ancora disponibili. Sei squadre raccolte nel giro di sette punti: comanda il gruppo l’Inter (62 p), lo chiude la Lazio sette punti sotto. Tra la squadra di Luciano Spalletti, terza, e quella di Simone Inzaghi, ottava, ecco la sorprendente Atalanta di Gian Piero Gasperini al quarto posto (59), a seguire la Roma di Claudio Ranieri (58) e, a braccetto il Torino di Walter Mazzarri e il depresso Milan di Rino Gattuso (56).
Nella volata finale conteranno diversi fattori: la condizione atletica, innanzi tutto. Difficile ipotizzare, del resto, che ci sia un gruppo che non sia pronto a tutto sotto l’aspetto psicologico: la possibilità di giocare in Champions, con ciò che di economico ne consegue, è troppo ghiotta per essere affrontata con un’alzata di spalle, tipo succeda quel che succeda. Sarà determinante il lavoro, l’abilità e anche l’esperienza degli allenatori, ma saranno ancor più decisivi i protagonisti in campo. Con un occhio attento su quanti, da sabato al 26 maggio, saranno chiamati a dare forza e sostanza alla propria squadra.
IL FATTORE JUVENTUS – E qui il discorso non può non chiamare in causa chi di professione fa (o dovrebbe fare…) i gol. E, analizzando il momento delle sei squadre coinvolte nella lotta per la Champions forse soltanto una, al massimo due possono dormire sonni più o meno tranquilli. Di certo, chi non fa salti di gioia per lo stato di forma del proprio bomber sono Inter, Roma, Milan e Lazio.
Spalletti, ad esempio, non ha chiaro chi debba essere il centravanti dei nerazzurri: Icardi appare una specie di sopportato dalle polveri bagnate e Lautaro Martinez una promessa e poco più. Ecco perché l’Inter ha cominciato a segnare poco, e i tre pareggi nelle ultime quattro partite lo stanno a confermare. Dzeko e Immobile a Roma sono praticamente sulla stessa lunghezza d’onda: il romanista, un solo centro all’Olimpico in campionato, ha segnato gli stessi gol di Kolarov e due meno di El Shaarawy; il laziale ha firmato 14 reti, ma solo 5 nelle ultime 20 giornate (due volte assente, però).
Poche. Inzaghi, per sua fortuna, ha trovato Caicedo che gli sta dando una grossa mano, 7 gol nelle ultime 13 gare. A Milano, sponda rossonera, il polacco Piatek, 21 reti a referto, è finito addirittura in panchina: segno che non è in grande forma, perché il suo accantonamento non può avere matrici tecniche. Il Milan ha vinto solo una volta nelle ultime cinque partite: ultima rete pesante del polacco per il deludente pareggio casalingo contro l’Udinese, lo scorso 2 aprile. Meno problemi, lì davanti, li stanno avendo il Toro del ritrovato Belotti e, soprattutto, l’Atalanta che è arrivata a quota 68 reti complessive dopo il posticipo contro l’Udinese: miglior attacco del campionato con la Juventus.
A guardare il calendario, nessuno scontro diretto in programma per Inter, Roma e Milan ma in tre (Atalanta, Roma e Torino) dovranno affrontare la Juventus. La Lazio, invece, dovrà vedersela sia con il Torino sia con l’Atalanta. Quattro su sei chiuderanno in casa: fari puntati già da adesso sull’Olimpico Grande Torino dove, domenica 26, si sfideranno Mazzarri e Inzaghi. Ed è facile ritenere che non sarà un match di poco conto, anche in chiave Europa League.
FONTE: Il Messaggero – M. Ferretti