È vero, c’era la semifinale di ritorno con il Liverpool, la speranza di ribaltare il 5-2 di Anfield Road e inseguire un’altra serata storica come quella vissuta pochi giorni prima contro il Barcellona. E poi c’era il sogno della finale di Champions, l’atmosfera di uno stadio elettrizzante (…). Quel 2 maggio c’era tutto questo e James Pallotta non poteva certo perderselo. (…)
Ripartì il giorno dopo (…). Dal giorno dopo nessuna traccia del Pallotta romano.
Un anno, dunque. È da quanto il presidente della Roma non si fa vedere nella Capitale. “Non ce n’è bisogno”, obietterà qualcuno, rimarcando come il presidente sia in costante contatto con tutti i suoi manager che giornalmente gestiscono la Roma. (…)
Ogni tanto, però, la presenza del padrone parrebbe opportuna. E la gradirebbero anche a Trigoria (…). In questo anno Pallotta ha lavorato soprattutto sul nuovo stadio di Tor di Valle (…). Pallotta in questi 12 mesi ha sofferto – e molto – da Boston ogni volta che la sua Roma perdeva o faceva delle figuracce. Il rapporto con Monchi si è sfilacciato pian piano e a nulla sono valse le continue conferenze video o i viaggi del vecchio d.s. a Boston, per pianificare strategie e futuro.
(…) Lui, nel frattempo, la Roma la riabbraccerà negli Usa quest’estate, quando a luglio i giallorossi si recheranno in America. Per rivederlo nella Capitale, invece, ci sarà da aspettare. Quanto non si sa, dipenderà anche dallo stadio. (…)
FONTE: La Gazzetta dello Sport