C’era tanta pressione, prima del fischio d’avvio di Mazzoleni, sulle coscienze dei giocatori della Roma. Colpa (o merito?) dell’Atalanta, vittoriosa poche ore prima in casa della Lazio e saldamente arroccata al quarto posto in classifica. Obbligo di vittoria, per Claudio Ranieri e il suo gruppo, per continuare a cullare il sogno Champions.
Mica facile, però, superare in casa un Genoa smanioso di far punti per allontanare lo spettro della retrocessione in Serie B. La Roma, alla fine dei conti, è riuscita nell’impresa di non vincere, e neppure di non perdere, ma il punticino – adesso – serve a poco. Chissà se servirà in futuro. Era necessario un successo, non è arrivato quindi non si può essere soddisfatti per il rigore parato da Mirante in pienissimo recupero. Un brodino sufficiente solo per non morire di fame.
RUOLO E CARATTERISTICHE – Due o più parole, al di là di tutto, le merita la prova di Zaniolo, al rientro dopo il turno di squalifica (ammonito anche ieri…) e piazzato da Ranieri sulla corsia di destra nel ruolo di esterno alto nel 4-2-3-1 romanista. Un ruolo a lui poco congeniale, con quel sistema di gioco, perché Zaniolo ha bisogno di campo per mettere in moto le sue possenti leve. Decentrarlo attaccato alla linea di bordo campo, e sistematicamente con le spalle rivolte verso la porta avversaria, per uno come lui non è il massimo della vita.
E a Genova si è visto nettamente. Ancora una volta, al di là di un sinistro alzato sopra la traversa da Radu. Poco, pochissimo, quasi niente. L’allenatore l’ha messo in quella posizione probabilmente perché non aveva altri uomini adatti a giocare lì (Kluivert, però, poi è entrato), ma non gli ha fatto un favore. E non l’ha fatto nemmeno alla Roma. Detto questo, va aggiunto che, da parte sua, Zaniolo ha combinato davvero poco per non confezionare una figura anonima. Facendo aumentare i mugugni che stanno accompagnando il suo rendimento da non poche settimane. Zaniolo si è fermato alla doppietta al Porto, 12 febbraio. Poi un golletto alla Fiorentina (3 aprile), quindi il buio.
Appannato, forse, anche da tutto il cancan mediatico che si è scatenato intorno al suo contratto. Sarà un caso, ma da quando sono cominciate a circolare certe cifre il ragazzo ha smesso di incantare. Non che quei discorsi lo abbiano portato fuori rotta, ma qualcosa di negativo l’hanno aggiunto. Perché, se si ha talento, non è complicato far restare tutti a bocca aperta, come ha fatto lui all’esordio; molto più difficile avere la forza per reggere ritmi e pressioni. Salvate il soldato Nicolò, per favore. Se c’è ancora il tempo per farlo.
FONTE: Il Messaggero – M. Ferretti