Tanta gloria, cantavano i tifosi giallorossi pensando agli antichi fasti di Campo Testaccio. Quello stesso campo ridotto, oggi, a campetto di quartiere. Eppure ha visto giocare volti storici della Roma dal portiere Masetti, al Fornaretto Amedeo Amadei e Fulvio Bernardini, a cui è stato intitolato l’attuale centro sportivo di Trigoria: anni gloriosi, che hanno scritto la storia della squadra giallorossa. Ma oggi, di quel glorioso stadio, non resta che un campo municipale.
A deciderlo è una delibera dell’Assemblea capitolina che la classificazione di Campo Testaccio come impianto sportivo di rilevanza municipale. Il Campidoglio, quindi, per salvare Campo Testaccio dal dimenticatoio in cui è precipitato dal 2006, quando si decise di costruire lì un parcheggio mai realizzato, non è riuscito a fare altro che cederlo al Municipio 1. Nel mese di ottobre scorso si è provveduto alla bonifica del campo, per togliere quella foresta di erbacce e alberi cresciuta negli anni.
Poi più niente: la palla passa al municipio 1. «Da sempre abbiamo chiesto spiega la presidente di municipio, Sabrina Alfonsi – che Campo Testaccio venisse derubricato dalla lista dei Pup e restituito alla collettività. In questi tre anni di governo dei Cinque Stelle in Campidoglio questo è l’unico risultato che è stato ottenuto. Di tutti gli incontri fatti con l’Assessore Frongia su ipotesi di riqualificazione dell’area ora resta questo misero risultato: ci restituiscono una buca, senza nessuna ipotesi di recupero.
La consideriamo una sfida, richiederemo in Bilancio le risorse necessarie per una prima sistemazione dell’area: è già stata convocata una Commissione consiliare». La partita infatti si gioca sulle risorse: «La classificazione di Campo Testaccio a livello municipale e non più comunale-dipartimentale spiega Alessandro Cochi, responsabile sport per Fratelli d’Italia – è un grave passo indietro da parte dell’attuale amministrazione capitolina. Significa scaricare un problema annoso ad un’entità amministrativa ben più piccola con i mezzi ridotti, dalle risorse umane a quelle tecniche ed economiche, per riuscire a promuovere bandi e manutenzione».
FONTE: Leggo – L. Lojacono