Domani la Conferenza di Servizi entra nel vivo, affrontando le tematiche legate a infrastrutture e viabilità, ma l’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, Paolo Berdini, continua a sparare contro il progetto. Fosse per lui non se ne parla proprio, lo Stadio della Roma non s’ha da fare. Partecipando all’incontro «Rifondare Roma. Missione impossibile» lunedì pomeriggio presso l’Aula Magna della facoltà valdese di Teologia, Berdini è tornato per l’ennesima volta sul tema, questa volta parlando del problema Tevere e del rischio idrogeologico. «Dal primo momento sono stato contrario e continuo ad esserlo allo stadio della Roma – ha esordito Berdini – il club per cercare la localizzazione più adatta avrebbe dovuto interloquire con il Comune e chiedere un’ area dove poterlo fare. Invece hanno scelto una società privata che fa intermediazione immobiliare e questa a sua volta ha scelto Tor di Valle. L’amministrazione che fa? Sta in cucina e pulisce le pentole, non c’è un’altra città del mondo che fa così». Peccato che, in verità, la Roma, dopo aver preselezionato 86 diverse aree, ne abbia sottoposte 12 al Campidoglio, prima alla Giunta Alemanno e poi alla Giunta Marino, di fatto giungendo ad individuare il sito di Tor di Valle con un procedimento concordato con l’Amministrazione.
Non pago, Berdini insiste: «Da quando ho visto le carte, poi, sono ancora più contrario: credevo che le opere fossero state pensate per quando il Tevere sale di livello. No, ci sarà un’idrovora che convoglierà l’acqua piovana. La localizzazione scelta è la più sbagliata del mondo perché nei paesi civili non si mette un’idrovora per costruire uno stadio. E la Roma, nel silenzio dell’amministrazione pubblica, dice: “visto che l’area è un disastro dal punto di vista idraulico devo mettere delle pompe e ve le metto in conto”. Quindi 9 milioni e 360 mila euro. Dopodiché le paghiamo noi? Scegli un’area sbagliata, che è sottoposta a esondazione, allora metto una pompa che vi faccio pagare e ve la do in gestione? È pazzia». Ecco però cosa diceva Berdini il 12 giugno, a Radio Radicale: «Io so benissimo che il vincolo idrogeologico viene superato intelligentemente da chi tutela il vincolo stesso perché impone delle forme di mitigazione. In Olanda si fanno delle opere imponenti a mare, quindi figuriamoci se non riusciamo a superare il problema». Senza, per altro, considerare che le idrovore servono per evitare l’ allagamento da pioggia vista la decennale assenza di manutenzione delle fogne che prosegue anche con l’Amministrazione Raggi. Che le idrovore, presenti anche a Magliana o Fiumicino, aree vicine al Grande Fiume, sono previste dall’Autorità di Bacino del Tevere, la quale mai ha parlato di «esondazione» per Tor di Valle, anzi ha già escluso questo rischio. E, infine, che sarà la Conferenza di Servizi a stabilire «chi» pagherà la gestione delle idrovore e, quindi, è non corretto dire, come fa Berdini, che sarà il Comune a gestirle come se questa decisione sia già stata presa.
Insomma, come si ripete da qualche settimana a questa parte, con l’urbanista grillino sempre più impegnato in dibattiti e convegni, si deve registrare da parte dell’Assessore, uomo di punta della Giunta Raggi, il solito fritto misto di dichiarazioni estemporanee, populiste e imprecise. Al limite della disinformazione. Con poca eleganza, poi, Berdini tenta anche di girare le carte in tavola sulla Conferenza di Servizi: «La Regione Lazio, autonomamente, perché sono stati loro a dare il via a tutto questo e non io, ha imposto i 180 giorni, di cui 90 destinati alla conferma o meno dell’ interesse pubblico finiscono a novembre». Peccato che, anche qui, lo stesso Berdini, dimentichi che l’iter in Regione, con l’ apertura della Conferenza di Servizi, è partito quando i suoi uffici hanno «girato» il progetto definitivo agli uffici di via Colombo. Dossier che, se non lo convinceva, l’Assessore avrebbe potuto rispedire al mittente visto che gli uffici comunali avevano ravvisato alcune imprecisioni che potevano giustificare un nuovo rinvio. Peccato che i 180 giorni li stabilisca la legge stadi e che i 90 giorni siano sanciti dalla legge 241. Tutte norme dello Stato che, come Berdini si preoccupa di ripetere con grande frequenza, occorre rispettare. Le chiacchiere da platea, però, sono in via di esaurimento: il 16 novembre Berdini deve portare in Giunta la variante urbanistica, secondo il cronoprogramma da lui stesso predi sposto e approvato dalla Giunta Raggi lo scorso 16 settembre. E lì lo spazio per i giochini sarà finito.