Il tifoso della Roma ha sopportato la bacheca semi vuota perché nel frattempo poteva mostrare orgogliosamente al mondo come trofei i suoi giocatori simbolo e le loro scelte di amore e fedeltà alla maglia. Nel calcio moderno senza più bandiere i romanisti sventolavano Totti e De Rossi, romani e romanisti: Romolo e Remo allattati dalla Lupa.
Totti per i tifosi è stato la classe pura, il gol, la gioia, l’impossibile che diventava realtà, il sorriso e le mille esultanze diverse condite da ironia e sberleffo. De Rossi invece ha rappresentato l’anima testaccina, la volontà, la grinta, il cuore, il tifoso in campo con una sola esultanza replicata mille volte: la vena che si gonfiava dopo ogni gol suo o di un compagno. Le lancette del tempo non si fermano e la Roma in due anni ha salutato entrambi.
De Rossi ieri ha mostrato i suoi marchi di fabbrica fuori campo: intelligenza, personalità, dignità, carattere e amore. E non ha lesinato messaggi duri: 1) Ha parlato di società divisa in più anime ringraziando solo il Ceo Fienga e il ds Massara e sottolineato la distanza con il presidente Pallotta e il suo consulente Baldini; 2) Pensa che la Roma stia sbagliando ed è rammaricato per non aver sentito nessuno del club durante la stagione; 3) Non affiancherà il Ceo Fienga perché ritiene in questa situazione si possa incidere poco, citando Totti.
FONTE: La Gazzetta dello Sport