Un sit-in pacifico per contestare la decisione presa dalla società su De Rossi. Dopo la prima protesta avvenuta a Trigoria e il colloquio con il capitano, Massara e Ranieri, ieri è andata in scena una nuova manifestazione di altri gruppi del settore caldo del tifo romanista, che sui social avevano lanciato l’iniziativa invitando a partecipare “Chiunque si senta tradito nell’animo, chiunque ritenga giusto mostrare il suo disappunto, come lo ritengono giusto i ragazzi della Curva Sud perché la Roma è un bene comune ed è del suo popolo”.
Circa duemila i presenti a Piazza Marconi, proprio davanti alla nuova sede della società, inaugurata il 22 febbraio scorso. All’interno della struttura non c’erano dirigenti, partiti alle 16.05 con la squadra alla volta di Reggio Emilia, o dipendenti, che come da indicazione delle forze dell’ordine avevano lasciato gli uffici intorno alle 13. Il raduno per mostrare il dissenso per l’addio di De Rossi è durato quasi due ore e, tranne per qualche minuto di leggera tensione per un presunto avvistamento di Baldissoni, in realtà in treno con i giocatori, il tutto si è svolto senza l’intervento della polizia, sul luogo con cinque camionette.
I tifosi, oltre ad intonare diversi cori contro Pallotta, Baldini, Baldissoni e Fienga, hanno esposto numerosi striscioni: “Le bandiere non si ammainano, si difendono e si onorano. Dirigenza di cialtroni senza rispetto”, “L’AS Roma è la nostra leggenda… solo gli indegni la chiamano azienda”, “Stemma, bandiere e simboli di Roma. La vostra azienda deve finire ora”, “L’AS Roma appartiene a noi” e uno contro il nuovo Stadio della Roma.
Alcuni ultras hanno spiegato che gran parte di loro sono a favore della costruzione dell’impianto a Tor di Valle e si tratta di una provocazione ai danni di Pallotta, dopo che il presidente aveva sollecitato i tifosi a farsi sentire con il Comune. Tra cori, bandiere e fumogeni, parte del popolo romanista ha mostrato ancora una volta l’affetto per De Rossi, a cui era stata dedicata un’altra scritta sotto casa: “Daniè caricaci ancora sulle spalle… dove il tempo non esiste”.
FONTE: Il Tempo – F. Biafora