Per il progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle il vero giorno del giudizio è oggi. Nella seduta di oggi della Conferenza di servizi decisoria verranno affrontate le tematiche inerenti infrastrutture e viabilità. Vale a dire le opere pubbliche divenute la moneta di scambio su cui si basa la concessione delle cubature in compensazione che l’assessore grillino all’Urbanistica di Roma, Paolo Berdini, vorrebbe tanto cancellare. Cubature, che sono la «ciccia» della variante urbanistica che lo stesso Berdini si è impegnato a portare il 16 novembre in Giunta, e, dopo i passaggi a Municipi e Commissioni. Quindi, il 19 dicembre, al voto di ratifica. Nel progetto definitivo presentato al Campidoglio lo scorso 30 maggio e «girato» alla Regione per l’avvio della Conferenza di Servizi a fine agosto, le opere sono definite sulla base di quanto disposto dalla delibera di pubblico interesse votata nell’era Marino. In sintesi si tratta del rifacimento e unificazione dell’asse via del Mare/via Ostiense dal Raccordo allo Stadio; della messa in sicurezza dello stesso asse viario dallo Stadio a viale Marconi; della creazione di una diramazione della metro B da Magliana a Tor di Valle con il rifacimento della stazione esistente sulla Roma-Lido e la creazione di una passerella pedonale per arrivare dalla stazione allo Stadio. Poi, ancora: due chilometri di complanari dedicate sulla Roma-Fiumicino prima e dopo Parco de’ Medici, dove verrà realizzato un nuovo ponte carrabile sul Tevere che, con una strada parallela allo Stadio e ai suoi parcheggi, sarà unito alla via Ostiense. Un ponte ciclo pedonale dalla stazione Fs Magliana del treno che porta a Fiumicino Aeroporto; il rifacimento del sottopasso di via Luigi Dasti alla Magliana e, infine, la messa in sicurezza dell’intero corso dei fossi del Vallerano e dell’Acqua Acetosa.
Il tutto per un investimento di 445 milioni di euro, tutto a carico del privato che riceve un «premio» in termini di cubature pari a 977 mila metri cubi necessario a realizzare le famose tre torri progettate dall’archistar Daniel Libeskind. L’obiettivo dichiarato a più riprese da Berdini è quello di ridurre proprio le cubature aggiuntive. Per farlo, però, deve necessariamente «tagliare» le opere pubbliche che generano la compensazione e sulle quali si regge sia il pubblico interesse che la sostenibilità economica del progetto. Due i punti principali sui quali si è centrata l’attenzione dell’assessore: il primo, eliminare il ponte carrabile sul Tevere a Parco de’ Medici con lo svincolo e le complanari della Roma-Fiumicino. Questa opera, secondo l’urbanista grillino, è un inutile doppione visto che lo Stato ha finalmente deciso di costruire il Ponte dei Congressi. Secondo punto: la metro. Già nella delibera di Marino, in realtà, si rinviava alla conferenza di servizi la scelta fra un cofinanziamento della ristrutturazione della Roma-Lido o la creazione della diramazione della metro B. Per Berdini, invece, possono saltare entrambe: la Regione, secondo l’assessore, ha sufficienti soldi per la Roma-Lido. E della metro B non se ne parla proprio. Oggi, però, si calano le carte: o la rappresentante del Comune, Vittoria Crisostomi, si presenta con qualcosa di scritto, concreto e sostenibile o vorrà dire che quelle di Berdini erano solo esternazioni buone per un quarto d’ora di celebrità mediatica.