Un giro di campo, il saluto d’amore: sarà una festa sobria, annunciano gli amici di Daniele De Rossi. Almeno nelle intenzioni. Perché, se dentro l’Olimpico i tifosi hanno già acquistato ogni ordine di posto pur di essere presenti ai festeggiamenti del loro idolo, fuori dallo stadio la minaccia di scontri è molto elevata. I toni si sono alzati e di parecchio, dal momento in cui il calciatore ha annunciato il mancato rinnovo del contratto da parte della società. Da Monteverde a San Basilio sono comparse delle scritte che vanno ben oltre la protesta, e la firma a stampo è quella di gruppi come Rivolta giallorossa e Romanisti armati.
Formazioni che adottano simbologie aggressive e poco pacifiche. Ma non è tutto, perché accanto ai più esasperati del tifo – causa vendita dei campioni, capitani mandati via e nessun obiettivo centrato – sono in agitazione anche gli spalti generalmente più tranquilli. I gruppi ultrà hanno lanciato l’ipotesi di uno sciopero degli abbonamenti e, dalla Sud, la proposta si è diffusa alla Tevere e a molti vip della Monte Mario. La festa per De Rossi potrebbe diventare una vera escalation contro Pallotta.
Il Viminale e la Questura hanno ben chiara la situazione e tendono a minimizzare: «Sarà in vigore il protocollo adottato per questo tipo di partite – spiegano – I simboli comparsi sono di tifoserie già note e monitorate». In questi giorni i controlli sono massicci, e la protesta degli striscioni potrebbe anche portare a qualche denuncia o daspo per gli autori. «Uno a Boston, l’altro a Londra, speriamo presto insieme in una tomba», firma DDR16, lascia poco spazio a dubbi. Così come «Diffidati con noi», con tanto di svastica accanto. Le forze dell’ordine, poi, avranno il compito di controllare in maniera accurata tutti gli striscioni che entreranno nello stadio, in modo da poter bloccare quelli che sconfinano nelle minacce e nella violenza.
IN SENATO – Anche se il malessere giallorosso ha ormai varcato ogni luogo possibile. E un paio di giorni fa in un’aula del Senato, una ventina di parlamentari (tra deputati e senatori dei Roma club Montecitorio e Palazzo Madama) si sono radunati per protestare contro la società. «Siamo qui per dire basta – è stato il commento di Paolo Cento di Sinistra Italiana -. La Roma ha bisogno di un presente e di un futuro. Totti e De Rossi, sono due bandiere che si vogliono ammainare e noi le vogliamo rialzare. Questa proprietà deve ascoltare i tifosi». Nella protesta bipartisan si è inserito Maurizio Gasparri di Forza Italia che ha attaccato: «Non possiamo non esprimere lo sdegno per come è stato trattato un simbolo e una bandiera come De Rossi. L’insoddisfazione verso Pallotta è totale, la speranza è che le forze imprenditoriali della città prendano a cuore la Roma e finalmente ci sia una proprietà non più estranea e ostile alla Capitale».
I DIVIETI – Per la finale di campionato Roma-Parma l’area dello stadio sarà pedonalizzata e l’Olimpico si potrà raggiungere solo a piedi. Vietata la vendita e il consumo delle bevande in vetro. Mentre la Digos si sta occupando di tenere sotto controllo le tifoserie più violente. Ma tutti sanno che i rischi sono molto elevati: la storia rischia di ripetersi. Era il 17 maggio del 2000, quando i tifosi dovevano celebrare il principe Giuseppe Giannini che per 15 stagioni aveva portato sulla pelle la maglia giallorossa. Una serata ad alto tasso di emozione per i cuori romanisti che si è trasformata in un inferno: risse, cariche, devastazioni. Era l’epoca Sensi, patron amato e odiato, molto pianto il giorno della morte. Oggi a Pallotta i tifosi contestano praticamente tutto, a cominciare dall’ipotesi del nuovo stadio di Tor di Valle, che considerano l’unico suo vero interesse nella Capitale.
FONTE: Il Messaggero – C. Mangani