Dimissioni. Rassegnate nella serata di martedì scorso da Gianluca Petrachi da direttore sportivo del Torino. Diffuse al mondo attraverso i monopolizzanti schermi di Sky. Peraltro non ufficializzate da qualche comunicato di Petrachi o del Torino a firma del presidente Urbano Cairo, tantomeno però smentite, cosa che in questo caso vale più di qualsiasi conferma. Del resto che fossero nell’aria lo si era capito da settimane, quando era ancora in piedi la suggestione Antonio Conte allenatore della Roma.
Che poi non era così suggestione visto che, per più di qualche giorno, considerando le telefonate quotidiane con cui l’allenatore pugliese o chi per lui chiedevano informazioni sulla Roma del presente e del futuro, a Trigoria, anzi a via Tolstoj, era maturata la convinzione che si potesse arrivare alla fumata bianca. E una parte di quella convinzione era figlia legittima proprio del nome di Gianluca Petrachi legato da antica e solida amicizia con Conte.
Nonostante il no del tecnico e grazie al progressivo allontanamento dall’ipotesi Campos, il nome di Gianluca Petrachi è sempre rimasto ben saldo come il favorito per arrivare a Trigoria come quarto direttore sportivo, dopo Walter Sabatini, Ricky Massara e Ramon Monchi, dell’era americana. Ma di tutto questo Cairo cosa dice? Il presidente granata dalla sua ha un contratto con il dirigente valido fino al trenta giugno del 2020 e, in queste vicende, la sua storia dice che non è tipo da lasciare che le cose passino così facilmente.
È vero che a Torino c’è una voce che racconta di come la settimana scorsa (visti allo stadio di Empoli uno fianco all’altro) i due si siano incontrati arrivando a una decisione che esclude prigionieri.
FONTE: Il Romanista – P. Torri