Roma brucia, e nel rogo se ne va ciò che restava delle sue convinzioni. L’House of cards di Trigoria raccontato ieri dall’inchiesta di Repubblica ha scatenato reazioni a catena in una piazza che vive d’istinti affidati alla comunicazione immediata delle radio, in cui il tempo per riflettere viene fagocitato dalla smania di dire la propria. Ma tra tutte le voci che dall’alba hanno riempito l’etere romano, nessuna, nemmeno quella più istituzionale, ha smentito nella sostanza le ricostruzioni.
Non lo ha fatto nemmeno la stessa Roma, che in un comunicato asciutto ha preso le distanze per poi aggiungere che «non èattendibiletrasformare in fatti eventuali opinioni espresse da terzi, e riportate a terzi, delineando in questo modo un quadro distorto e totalmente distante dalla realtà». Se quindi da una parte punta l’indice contro l’interpretazione dei fatti, anche il club giallorosso di fatto sembra confermare tra le righe le email di Ed Lippie, uomo di fiducia del presidente Pallotta, al suo datore di lavoro. Che per tutto il giorno ha fatto filtrare l’intenzione di prendere la parola attraverso la radio ufficiale della società, salvo poi rimandare: forse a oggi, ma chissà.
Degli altri protagonisti, nessuno ha voluto parlare: né Totti, a lungo combattuto ma rimasto con la bocca cucita anche nell’impegno pubblico al Foro Italico che lo vede addirittura padrone di casa. Né De Rossi, in vacanza in Giappone, raccontato furente da chi gli è vicino, ma inavvicinabile per una reazione. Semmai emergeva tra le pieghe della vicenda ciò che ha seguito quelle mail di Lippie: l’ultimo atto della rottura, il giorno dopo Porto-Roma. Mentre la società, esausta di risultati insufficienti e di faide interne si decideva a esonerare Di Francesco, De Rossi si faceva avanti per chiederne la conferma: risparmiatelo e promettiamo di dare il massimo.
Quasi che fino a quel momento non l’avessero dato: la fine degli alibi. Non stupisce che la ricostruzione dettagliata di una stagione vissuta pericolosamente da uno spogliatoio in ebollizione sia arrivata fino a Siviglia, dove vive e lavora l’ex ds romanista Monchi. «Della Roma non parlerò mai più, ha già abbastanza problemi nel suo futuro e io rappresento il passato», lo sfogo esausto dell’ex dirigente romanista, «io questa storia non so come sia uscita e e non posso parlare: sarebbe una mancanza di rispetto verso la Roma e il Siviglia».
II dottor Del Vescovo, una delle fonti di Lippie poi licenziato, s’è difeso: «Io sono sempre a favore della società e delle sue direttive». La situazione attuale della Roma ha contribuito a trasformare il quadro rappresentato da Repubblica in un inquietante presagio per il futuro. La squadra ha perso appeal, dopo Conte anche Gasperini ha preferito restare all’Atalanta che imbarcarsi nell’impresa di salvarla. Ora a trovare la soluzione per la panchina potrebbe diventare Mihajlovic, inviso alla piazza per il passato laziale e già contattato dal futuro ds Petrachi. Agli occhi dei romanisti, altro fumo che s’alza su una città in fiamme.
FONTE: La Repubblica – M. Pinci