Non poteva restare in silenzio in uno dei momenti più neri della storia della Roma. Jim Pallotta per uscire allo scoperto ha voluto scrivere una lunga lettera indirizzata ai tifosi in cui ha toccato tutti i temi principali della complicata stagione giallorossa, dalle scelte di mercato, all’esonero Di Francesco, la sua distanza da Roma, le contestazioni e il capitolo Baldini. Poi il mea culpa, forse il primo della sua gestione, con la promessa di essere più presente per rilanciare il club e vincere trofei.
L’incipit della lettera riservata a Daniele De Rossi, apertura inevitabile dopo la bomba scoppiata solo poche ore prima: «De Rossi reagì male alla notizia dell’arrivo di Nzonzi, ma era umano: anche perché il giorno prima Monchi gli aveva detto che non l’avrebbero acquistato. Il giorno dopo è tornato indietro, ha detto “ho sbagliato, andiamo avanti insieme”). La verità firmata James Pallotta sui veleni della Roma arriva il giorno dopo l’inchiesta pubblicata da Repubblica.
«Ho letto alcuni passaggi quando mi sono svegliato alle 5 di ieri mattina e li ho definiti “cazzate”. Dopo aver letto tutto il servizio, e dopo aver sostenuto una lunga e assai dettagliata conversazione con uno degli estensori del pezzo, ritengo che alcune parti siano vere e altre parti chiaramente non corrette». Poi l’assunzione di responsabilità, inaspettata, conoscendo il personaggio.
«Mi dispiace per gli errori che abbiamo commesso, uno di questi si è rivelato molto grave a livello sportivo. Il problema non sono state le cessioni, ma gli acquisti. Non avrei dovuto lasciare a Monchi tutta questa autonomia. E stato probabilmente uno dei più grandi errori che abbia mai commesso nella mia intera carriera e alla fine sono io che me ne devo assumere la responsabilità. É qualcosa che stiamo risolvendo e, per alcuni aspetti, ci vorrà del tempo. Sono sicuro che molti di voi staranno pensando: “Bene, questa storia l’ho già sentita…”. Ma stiamo lavorando duramente per riorganizzare alcune aree del Club, che probabilmente avrebbero dovuto essere prese in esame prima, e per risolvere alcuni problemi».
Il manager statunitense questa volta ha deciso di coinvolgere gli stessi tifosi informandoli delle tante cose da fare per migliorare la società: «Stiamo lavorando attentamente per ingaggiare persone di talento, che ci aiuteranno a riportare la Roma dove deve stare: ovvero a giocare sui più grandi palcoscenici, a competere per i trofei e a rendere orgogliosi i nostri tifosi. A coloro che dicono “bla bla bla, abbiamo già sentito questi discorsi in precedenza”, rispondo di essere fermamente convinto che prima di questa
stagione, almeno negli ultimi quattro o cinque anni, abbiamo allestito squadre molto competitive e desiderose di vincere. Ci siamo qualificati con regolarità in Champions League ma non è stato sufficiente per vincere un trofeo. Questo è un mio grande rimpianto, perché alla fine il motivo per cui sono qui è vincere trofei».
Musica per le orecchie dei tifosi. Quindi la parte economica, annosa per certi versi ma anche più importante: «Coni miei investitori, ho versato centinaia di milioni di euro e ho già speso probabilmente quasi novanta milioni di euro in un progetto per lo stadio che avrebbe dovuto essere approvato anni fa: uno stadio che assicurerebbe benefici alla Roma, alla città e al calcio italiano – aggiunge Pallotta, specificando che – se qualcuno pensa che io sia interessato solo a fare soldi con la Roma, non potrebbe commettere errore peggiore. Non ho mai preso uno stipendio. Non ho mai tirato fuori un soldo dalla squadra. Non ricavo nulla dalle cessioni dei giocatori. Non guadagno niente dalle vendite delle maglie da gioco. Non prendo un centesimo».
Su Di Francesco Pallotta rivela che nessun giocatore gli ha mai chiesto l’esonero: «Mi è dispiaciuto moltissimo per la posizione in cui Di Francesco era stato messo, è sempre stata una persona di classe con me. E un gentiluomo. Baldini? E un mio consigliere e confidente e non ha mai fatto nulla a scapito della Roma. Se pensate che Franco sia coinvolto in tutte le decisioni, allora vi sbagliate di grosso».
Battute finali dedicate alle proteste dei tifosi e al futuro: «Ritengo sia vergognoso e disgustoso, oltre che poco rappresentativo della Roma e dei nostri tifosi, le centinaia di persone che hanno insultato le mie sorelle. In futuro sarò più spesso a Roma, ho sbagliato in questi mesi e non è stato facile decidere di non essere all’ultima partita di Daniele, ma era la sua festa. Ora – conclude Pallotta – mi interessa solo costruire una Roma grande e vincente. Non andrò da nessuna parte». Si riparte da Zero.
FONTE: Il Tempo – V. Lo Russo